Ha preso ufficialmente il via il processo sportivo in merito alla "questione-bagarini", con protagonista la Juventus ed il suo Presidente, Andrea Agnelli. Dopo il polverone sollevatosi nelle scorse settimane, l'incontro in tribunale affronterà anche un presunto rapporto non consentito tra la dirigenza bianconera ed alcune frange della tifoseria juventina. La pena chiesta dal capo della FIGC Giuseppe Pecoraro ed a causa della violazione degli articoli 1 bis e 12, coinciderebbe con due anni e mezzo di inibizione da infliggere al Presidente Agnelli, difeso in aula dai legali Chiappero e Coppi.
Nell'occhio del ciclone per la famosa questione della vendita illegale di biglietti e per presunti rapporti con infiltrazioni malavitose presenti nella tifoseria juventina, la dirigenza bianconera si ritroverà dunque costretta ad affrontare l'ennesima questione legale, che potrebbe alimentare ulteriori polemiche verso una società da anni particolarmente "presa di mira" a seguito dell'ormai famosissimo processo di Calciopoli.
Oltre all'inibizione, l'accusa avrebbe deferito anche alcuni elementi della società: l'ex direttore commerciale Francesco Calvo, Alessandro Nicola D'Angelo, security manager e Stefano Merulla, responsabile del ticket office. Il processo appena cominciato è dunque la seconda parte del dibattimento dopo il rinvio dello scorso 26 maggio. Come se non bastasse, l'accusa ha chiesto due gare a porte chiuse per la Juventus, un'ulteriore gara con la curva sud chiusa e 300 mila euro di ammenda per responsabilità diretta del club bianconero nell'ambito del processo relativo, appunto, alla vendita dei biglietti agli ultrà.