Dopo la vittoria scaccia paura contro il Genoa, il paròn Gino Pozzo è tornato a parlare della sua Udinese, spazioando su tutto. Ha infatti dato risposte sul mercato, sulle polemiche degli ultimi giorni e su tanto altro in una lunga intervista al Messaggero Veneto.
Si inizia con un pensiero generale sulla rosa dei friulani: "Questa Udinese è figlia di tutta una serie di valutazioni che abbiamo fatto assieme al nostro allenatore, fino all’ultimo giorno di mercato, ecco perché in extremis abbiamo acquistato un attaccante come Lopez".
Sui tanti nomi falliti nel corso dell'estate, da Babacar a Pavoletti, passando per Falcinelli:
"Hanno inciso non solo le condizioni dell’acquisto. Ci siamo accorti che non tutto andava nella direzione giusta. Siamo partiti con l’intenzione di tornare a essere l’Udinese che lancia i giovani, ma con l’acquisto di una punta “di nome” rischiavamo di mettere in secondo piano chi era già qui".
Da qui l'investimento su un giovane come Bajic:
"Seguendo quella che è sempre stata la nostra politica vincente. Abbiamo preso Bajic in Turchia, un centravanti di manovra da far crescere in Italia. Il campo darà il responso, ci dirà se non abbiamo fatto scelta giusta".
Inevitabile parlare della scelta di vendere Thereau all'ultimo:
"Lo volevo alla Di Natale, ma lui continuava a giocare di testa sua e con l’andare del tempo sarebbe stato un problema tenerlo. Un problema per Delneri".
Al suo posto è arrivato Maxi Lopez:
"Che era un tipo di attaccante che non avevamo in squadra: uno esperto, navigato".
Molti sparlavano dell'argentino, dicendo fosse sovrappeso, ma Gino Pozzo assicura di averlo accuratamente studiato prima di acquistarlo:
"Mi ero informato personalmente: ho chiesto informazioni dettagliate prima di ingaggiarlo, insomma sapevamo che non era fuori forma, che doveva togliersi di dosso un po’ di ruggine, ma che aveva motivazioni e voglia di mettersi alla prova in una realtà come la nostra. E mi pare che la prima risposta sia confortante in questo senso".
Sulle aspre critiche arrivate a cavallo tra l'ultimo giorno di mercato e la settimana pre Genoa:
"Non do importanza alle osservazioni che arrivano dai tifosi da tastiera, quelli che non vengono neppure allo stadio e hanno una predispozione alle critiche senza cercare di capire la motivazione che ti porta a determinate scelte. Invece do retta alle migliaia appassionati che ci ritroviamo al fianco ogni domenica: io rispondo a loro".
Si punta soprattutto dunque a soddisfare i tifosi che frequentano lo stadio:
"Perché sanno sostenere la squadra, sanno applaudire e festeggiare le vittorie ottenute alla nostra maniera. Da questa gente accetto tutte le critiche del mondo se le cose non vanno bene e sono disposto a lavorare per prendere dei correttivi".
Tornando al mercato, il paròn non ha rimpianti rispetto alla campagna acquisti, anzi è pienamente soddisfatto:
"Mi piace perché non abbiamo ceduto nessun giocatore di prospettiva, anzi ne abbiamo consegnati altrettanti a Delneri che adesso dovrà lavorare per metter in evidenza, accanto a Fofana, Jankto, De Paul, Samir, i vari Barak, Perica, Bajic, Balic. solo per citare qualche nome".
Sull'obiettivo a cui può ambire questa Udinese:
"Io voglio guardare una partita alla volta nella speranza di vedere crescere piano piano la squadra. Si va a San Siro con il Milan? Bene, spero di vedere dei passi avanti rispetto alla gara vinta con il Genoa che è stata una buona boccata d’ossigeno in termini di classifica. Poi via via penseremo a Torino, Roma, Sampdoria".
Pozzo poi ragiona sugli investimenti fatti in passato e che potevano essere fatti in estate:
"Negli anni abbiamo cercato di cambiare un po’ pelle, di ingaggiare anche giocatori di esperienza per irrobustire la squadra. Sapete quale è stato uno degli investimenti più importanti? Kone. Adesso ditemi cosa ha dato Kone all’Udinese... Quando mi sono trovato davanti a una richiesta di circa 20 milioni per riavere Duvan Zapata ci ho pensato su e mi sono detto: è un bravo ragazzo, qui all’Udinese starebbe bene, ma non aumenterebbe il valore tecnico della squadra".
Inevitabile ricordare quei giovani che non hanno trovato spazio dopo l'arrivo di giocatori più esperti:
"Ho avuto un colloquio con Perica durante l’estate. L’ho guardato bene negli occhi: mi chiedeva una chance qui, con la nostra maglia. Aveva dentro voglia e attaccamento. Perché non dargli un’opportunità? Potevo indirizzarlo altrove, ma dopo, con un campionato positivo alle spalle, è difficile riportare a casa un giovane. Ricordate Zielinski? Non ce lo siamo goduto a Udine. Ma non è stato l’unico. Ricordate? Cuadrado, Candreva".
Di nuovo spazio alla politica dei giovani come Perica dunque:
"Quando ho preso questa decisione non ho pensato solo a lui. Ho detto, cominciamo dal portiere, da Scuffet che è friulano e aveva atteso con pazienza un’occasione. Ho parlato con i tecnici, in squadra avevamo un titolare come Karnezis, ma mi è stato assicurato che con il tempo, con l’esperienza, Simone potrebbe superare nel rendimento il greco. Proviamoci. Avremo un titolare friulano dopo tanto tempo. E cerchiamo di non metterlo in croce al primo gol che prende".
Non bastano però solo i talenti, servono anche giocatori esperti per guidarli:
"Behrami è stato preso per questo. Nuytinck invece doveva darci solidità fisica e tattica: è uno rodato. Serviva. Poi Larsen: dovevamo mettere alle spalle di Widmer un’alternativa, abbiamo valutato Pedro Pereira del Benfica, ma era giovanissimo, forse troppo per una squadra già ringiovanita. Non bisogna esagerare».
Su Delneri:
"Di fare il tecnico. Non voglio un allenatore aziendalista, usi lui i giocatori come vuole per centrare i nostri obiettivi. Io voglio un allenatore che vince. L’ho detto già prima è il campo che giudica società e squadra".
Gino Pozzo assicura che non sarà dato alcun obbligo al mister su chi utilizzare:
"Non sono uno che batte sulla spalla degli allenatori, sono convinto che la società debba essere a disposizione del tecnico nel caso serva qualcosa. E per questo sono soddisfatto anche del primo tassello che abbiamo messo quest’estate, il nuovo direttore sportivo. Serviva uno che era già stato qui, che sa come ragiono, visto che io non sto a Udine: lavoriamo sui giovani e lui sa come si fa».