Il mercato della Juventus è sempre interessante e ricco di spunti, in particolare dopo le ultime floride stagioni sportive dei bianconeri. Forse però, quest'anno, attorno ai campioni d'Italia c'è un po' più di curiosità dovuta proprio a tutto quello che è successo: c'è chi vede la squadra indebolita un po' dalle perdite di Bonucci (che peraltro è rimasto in Serie A) e Dani Alves, un po' da un mercato importante della maggioranza delle contendenti allo Scudetto. Più in generale, c'è una grande certezza che riguarda i torinesi: il 2017-2018 sarà un anno di forte cambiamento, prima che negli uomini nella mentalità della squadra, che si presuppone meno "operaia" e più qualitativa rispetto a quanto ci ha abituato. Gran parte dei prodotti che porterà quest'evoluzione (o involuzione, chissà), non potrà che dipendere dal nuovo centrocampo, reparto cervello di ogni compagine che dovrà saper lavorare in funzione delle nuove idee sia in attacco che in difesa.

Sul mercato i nuovi acquisti sono stati due, molto diversi fra loro. Da mesi era già prenotato Rodrigo Bentancur dal Boca Juniors, per il quale l'opzione del prestito è subito sfumata su volontà esplicita di Max Allegri, che per adesso sta usando più la carota che il bastone col classe 1997, specie nelle conferenze stampa. Già pronto è invece Blaise Matuidi, giunto dal Paris Saint-Germain per 20 milioni più altri 10,5 di eventuali bonus: un giocatore più fisico rispetto al metronomo argentino, con il quale ha già dimostrato una discreta intesa quando, a Genova, è sceso assieme a lui in campo anche se solo per pochi minuti.

A livello puramente numerico, le due spese sono state coperte da due incassi, ovvero quelli portati principalmente dalla cessione di Mario Lemina al Southampton, ma anche dall'obbligo di riscatto che il Torino verserà a fine anno per Tomàs Rincon. Parlando invece in chiave tecnico-tattica, la sostituzione non è assolutamente fra giocatori uguali: il gabonese ed il venezuelano portavano certamente un impatto fisico più potente, specie in fase di recupero palla. Questo aspetto è "coperto" da un aumento dell'intelligenza e duttilità tattica dei giocatori a disposizione del tecnico, per non parlare di una qualità nelle giocate che finirà senz'alcun dubbio per aumentare in maniera esponenziale. Più in generale, si può dire piuttosto facilmente che il reparto in qualsiasi caso ne esce, almeno sulla carta, migliorato; o almeno ne esce "più moderno" di prima.

Una parte della tifoseria, comunque, è rimasta insoddisfatta. Certamente l'upgrade in mediana sarebbe potuto essere diverso e magari molto più netto, ma va anche detto che considerando la compresenza di Sami Khedira, Miralem Pjanic, Claudio Marchisio e Stefano Sturaro nello stesso reparto, il centrocampo risulta con quelli fra più soluzioni in Europa, che non prescinde da nessuno dei suoi elementi e può cambiare disposizione in un qualunque momento, garantendo un importante variabile tattica ad Allegri. Nell'ottica di un'evoluzione del gioco, questo si colloca in un principio fondamentale dell'allenatore livornese, ovvero quello dell'anti-dogmatismo, che prevede, a volte, che magari l'11 in campo cambi sistema di gioco quattro o cinque volte nel corso dei 90'.

Volendo tracciare dunque un bilancio finale, la mediana bianconera di questa stagione è stata costruita in linea con le esigenze di Allegri, che in generale è stato pienamente accontentato - rispetto a quelle che ci risulta siano state le sue richieste - con una dimostrazione di fiducia non indifferente. Adesso tutte le responsabilità di questo processo evolutivo, riguardante il centrocampo ma non solo, passano al tecnico, chiamato a guidare un gruppo che risulta comunque per molti versi rafforzato. Basterà per continuare la leggenda degli Scudetti consecutivi vinti e per, magari, evolversi definitivamente anche in Europa?