La gara contro lo Shkendija nel ritorno del playoff di Europa League è stata poco più di un allenamento per il Milan di Vincenzo Montella. Il risultato ottenuto nella gara d'andata a San Siro era più che rassicurante per i rossoneri che nella gara di Milano avevano già messo sotto gli occhi di tutti la differenza di valori tecnici e preparazione tattica con l'avversario di turno. Dalla vittoria in Macedonia però sono arrivate comunque delle indicazioni interessanti per Montella.

Il tecnico, grazie al recupero di Romagnoli, ha potuto sperimentare per la prima volta i tre centrali di difesa tutti insieme in campo. Un'idea che Montella aveva in testa già da parecchio tempo e che è diventata ancora più evidente nel momento in cui il Milan ha preso sul mercato Bonucci dalla Juventus. Il centrale della Nazionale può anche essere schierato in coppia con un altro centrale di difesa, ma è con due compagni al suo fianco che riesce a dare il meglio di sè. Sia in fase di impostazione che in fase di chiusura. Montella ha affidato a lui le chiavi della manovra offensiva del Milan nella gara di ieri sera, un po' per scelta un po' per necessità. Lo Shkendija, infatti, ha preferito pressare di più Locatelli, con risultati comunque modesti, piuttosto che l'ex centrale della Juventus. Bonucci ha forzato in alcuni casi la giocata lunga a scavalcare il centrocampo, ma ha anche trovato passaggi illuminanti come quello per il mancino da fuori area di Andrè Silva nel corso del primo tempo.

Leonardo Bonucci, acmilan.com

Non solo Bonucci perchè anche gli altri due difensori del trio sono chiamati ad avere spesso il pallone fra i piedi per giocarlo ai compagni. Sia allargandosi per dare linee di passaggio al centrale di riferimento, in questo caso Bonucci, sia andando in appoggio ad esterni e centrocampisti, nel caso in cui si sia costretti a giocare all'indietro per cercare spazi in un'altra zona di campo. Per fare questo, però, serve una buona tecnica individuale. Se Romagnoli, nei 45 minuti giocati, non ha avuto troppe difficoltà, Zapata è sembrato decisamente più incerto. Il colombiano è più a suo agio a chiudere che non ad impostare e nel primo tempo da palloni perso o da lui o nella sua zona sono nati i pericoli maggiori per il Milan. Zapata ha avuto la tendenza a rimanere troppo stretto in fase di possesso, non dando una linea di passaggio e favorendo il pressing avversario. Ecco perchè Montella ha voluto uno come Musacchio, più a suo agio dell'ex Udinese con la palla fra i piedi.

Niccolò Zanellato, milannews.it

Se è importante la prima fase di costruzione della manovra affidata ai difensori, altrettanto si deve dire del ruolo delle mezzeali di centrocampo. Josè Mauri e Zanellato si sono divisi i compiti, con il primo chiamato a compiti di copertura, mentre al secondo Montella ha concesso di spingersi in avanti per sfruttare gli spazi creati dalle due punte nel momento in cui si mettevano a giocare in verticale fra di loro, senza rimanere sulla stessa linea. Ad entrambi, poi, il tecnico ha anche chiesto di farsi trovare pronti quando il pallone ce lo avevano altri compagni, pronti a dare un appoggio per continuare la circolazione con rapidità ed efficacia. In questo Zanellato si è fatto preferire e di molto a Josè Mauri, spesso troppo incerto dal punto di vista tecnico. Come detto, però, i compiti delle mezzeali con tre difensori centrali se possibile aumentano di importanza. Appoggio alla difesa per la prima uscita del pallone e supporto alla manovra offensiva quando la manovra supera la zona del centrocampo. Meccanismi, tempi e occupazione degli spazi devono essere affinati da Montella, ma la sensazione è che questo sistema verrà spesso riproposto, con interpreti diversi da quelli visti contro lo Shkendija.