Tra ambizioni ed emozioni, l'esordio in Serie A di Fabio Pecchia sulla panchina del suo Hellas Verona sarà tremendamente difficile, per la caratura dell'avversario e perché, dall'altra parte della metà campo, ci sarà quel Napoli che ha contribuito alla formazione professionale del Pecchia giocatore prima e di quello allenatore successivamente. Dalle prodezze in maglia azzurra al periodo di scorta alle spalle di Rafa Benitez sulla panchina dei partenopei. Un esordio, quello di Pecchia, in Serie A tra passato, presente e futuro, che il tecnico degli scaligeri ha provato a raccontare così ai microfoni della Gazzetta dello Sport. 

"Sabato, al fischio d'inizio, tutte le emozioni spariranno". Più facile a dirsi, che a farsi. "Cosa proverò? Emozione: cinque anni da giocatore, due da allenatore, sono tanti nelle nostre brevi carriere. Mi hanno dato la possibilità di diventare uomo e giocare a certi livelli. Ho già sostituito Benitez squalificato con il Cesena, ma questa sarà la mia vera prima volta da allenatore in A. Sono molto più lucido, maturo, ho esperienze in grandi club che mi aiuteranno anche adesso".

Stesso dicasi di come fermare l'incedere costante e apparentemente devastante del Napoli di Maurizio Sarri, che dopo il 2-0 al Nizza si presenta con entusiasmo e fiducia al Bentegodi per l'esordio nella massima serie dopo quello europeo: "Credo sia la massima espressione del calcio propositivo. E’ un’auto che viaggia a 300 orari, con velocità e qualità. Come si ferma? Mi viene da pensare: loro sono una Ferrari, noi un prototipo. Ma pretendo dai miei il meglio delle potenzialità". 

Pecchia si è distinto nella scorsa stagione per una peculiarità, quella dell'assenza - quasi totale - dei ritiri dalla preparazione delle singole sfide. Una caratteristiche che il tecnico intende mantenere anche in questa annata, a partire da sabato: "La stagione scorsa ne abbiamo saltati parecchi e anche per il Napoli non lo faremo. Ci troviamo qui sabato mattina". Ed inoltre, riguardo il suo gioco, a detta di tutti molto propositivo: "Proporre il gioco, non speculare. Anche se ci sono momenti in cui non puoi farlo, non devi rinnegarlo. Tanti dicevano che non era adatto alla B, però siamo riusciti a mostrare qualcosa di buono a Verona".

Infine, una battuta anche sulla rivalità tra le due squadre e sui soprannomi al tempo del Napoli: "La rivalità è alta, quando venivo da giocatore ho visto sempre una cornice di sport, spero sia così anche sabato. Mi chiamavano Pepe? Pepe Pecchia, sì, ognuno di noi aveva un soprannome, derivato da alcune cronache. Era per il modo di essere pungente e fastidioso in campo". ​La speranza, quella di Fabio Pecchia, è che possa risultare altrettanto fastidioso sabato sera al Napoli di Maurizio Sarri. Lui ci spera.