Berna? Brunelleschi? Fede? Poco importa del soprannome. La Juventus potrà finalmente godersi le prestazioni tecniche di Federico Bernardeschi. Accolto con grande entusiasmo dalla platea bianconera, speranzosa in un definitivo salto di qualità del ragazzo, tale successo il giusto premio per un atleta cresciuto a piccoli passi, e che con il passare del tempo ha perfezionato alla grande il suo sinistro. Fu Massimo Drago, ai tempi del Crotone, a credere in lui e a valorizzarlo sotto ogni punto di vista, rendendolo un vero e proprio esterno a tutta fascia in grado di fare la differenza. Bernardeschi non è ancora un campione, ma è destinato a diventarlo per via del suo straordinario talento. Firenze e la Fiorentina resteranno sempre nel suo cuore come giusto che sia, ma davanti a una chiamata del genere era quasi impossibile declinare il tutto. E' la chance di una vita, lo slancio definitivo verso i vertici del calcio.

Bernardeschi, dunque, sarà a disposizione di Massimiliano Allegri per la prossima stagione. Cosa potrà dare alla Juventus? Dove verrà utilizzato? Queste sono le domande che i tifosi si stanno ponendo in queste ore, e il tecnico sta già analizzando la situazione. Può giocare come trequartista o attaccante esterno nel 4-3-3, o in moduli più contenuti come il 3-4-1-2, fungendo da cardine tra le retrovie della difesa e le punte. Buon finalizzatore, dispone di un ottimo dribbling. Mancino puro, bravo nelle punizioni e nei rigori. Classici numeri da "dieci", ma guai ad etichettarlo tale. Il ragazzo preferisce rimanere con i piedi per terra come giusto che sia, ed è per questo motivo che ha scelto il 33 per una questione religiosa (probabilmente perché rappresenta gli anni di Cristo).

Con ogni probabilità verrà utilizzato come esterno destro/sinistro dell'ormai collaudato 4-2-3-1, ma bisogna fare delle piccole annotazioni tattiche. Prendiamo Mandzukic, esempio perfetto di spirito di sacrificio e generosità: il croato e Bernardeschi sono nati calcisticamente attaccati alla rete della porta, ma il croato è nettamente più propenso a compiere questa sorta di lavoro extra che lo ha reso eroe indiscusso della tifoseria. Il talento italiano è diverso, non è uno che ama rincorrere l'avversario e lo ha già dimostrato a Firenze quando Paulo Sousa lo schierava in quel ruolo. Meglio giocare vicino alla porta, magari sulla trequarti o sulla fascia perché è da quella posizione,  numeri alla mano, che l'esterno rende meglio. 

A confermare il tutto è stato proprio Massimo Drago, suo allenatore al Crotone: “Federico rende al meglio da esterno o al massimo da seconda punta. Se Sousa lo ha impiegato da esterno è per esigenze tattiche. Lui è riuscito a fare ciò che gli ha chiesto il mister. Berna è uno che ha bisogno di spazio perché ha gamba e deve sfruttare la sua potenza fisica. In campo è uno che ha bisogno di giocare vicino alla porta ma soprattutto di un punto di riferimento come può essere la linea laterale. Negli spazi stretti fa fatica dunque io lo vedrei bene da esterno alto a piede invertito, anche perché comunque è un ottimo realizzatore."