Scatto di Venuti, Eramo lo premia a dovere, il laterale scuola Fiorentina entra in area, si fa beffe di una disattenta difesa del Carpi; nel frattempo, in area, Puscas sente l'odore del sangue, prende il tempo a Poli, guadagna quei cinquanta centimetri utili per ricevere il passaggio, che arriva puntuale. La storia si scrive al minuto 32 del primo tempo della finale playoff di ritorno: il Ciro Vigorito - ex Santa Colomba - esplode di gioia, dopo aver sofferto per una ventina di minuti la reazione d'orgoglio di un Carpi apparso sì pericoloso, ma mai così concreto e realmente lucido nel da farsi come la squadra di Marco Baroni. E' Serie A. Il Benevento scrive una clamorosa pagina di storia, di sport, centrando al primo anno in cadetteria la promozione nella massima serie: nessuno mai, prima d'ora, ci era riuscito, fotografia dell'impresa scritta dai sanniti.
La festa, in realtà, dalle parti del Vigorito, era iniziata già da tempo, perché nell'aria la promozione era già cosa fatta. I valori in campo lo conferma, perché al di là dell'abnegazione con la quale il Carpi scende in campo all'ombra del Vesuvio, gli ospiti sono raramente pericolosi dalle parti di Cragno, abile a sciogliere le matasse createsi nei primi minuti, controllando le uscite con personalità e diligenza, oltre alle sporadiche conclusioni dei rivali. Venti minuti a viso aperto, a spron battuto, nell'intento di mettere paura ad una squadra inesperta, alle prime armi, il cui terreno sotto ai piedi sarebbe potuto venir meno al primo soffio di vento contrario. Non al Benevento, però, quello che Marco Baroni ha plasmato a sua immagine e somiglianza: idee chiare in attacco, chiuso, ermetico, in difesa; reparti stretti in un fazzoletto, pochi spazi lasciati all'iniziativa di Di Gaudio e Lollo, imbrigliati nella ragnatela delle due linee difensive di casa; Lopez ed Eramo sono i soliti guerrieri e danno manforte a tenere coeso e compatto il muro difensivo.
Davanti, invece, è un'altra gara. Puscas e Ceravolo sgomitano, lottano per la posizione e per il possesso palla, fanno salire bene la squadra, si scambiano posizione per dare pochi punti di riferimento alla difesa emiliana, attaccano con puntualità la profondità, anche se i pericoli sembrano scarseggiare. Rotto il ghiaccio, i sanniti iniziano a martellare ed assediare l'area nemica, sfruttando al meglio le corsie laterali: Pezzi e Lopez da una parte, Venuti ed Eramo dall'altra; la gamba è quella dei giorni migliori, la preparazione da i suoi frutti, confermando che i campani sono la squadra più in forma di questo fine campionato. Da una scorribanda sulla destra nasce il gol di Puscas, quello definitivo per scrivere la pagina più bella della storia della società beneventana. Il Vigorito esplode, ribolle di passione, ancora incredulo per ciò che sta accadendo.
La ripresa è un lunghissimo count-down, scandito dalle ripartenze dei padroni di casa, che quasi mai affannano davanti agli attacchi di un Carpi stanco e visibilmente confuso in fase di impostazione. La fisicità del Benevento fa il resto, così come la puntualità nelle chiusure di Lucioni e Camporese, impeccabili nel gioco aereo come in quello palla a terra. La squadra si stringe attorno ai propri tifosi, che spingono i propri beniamini verso il triplice fischio finale. Gli innesti di Lasagna e Fedato non danno i frutti sperati alla squadra di Castori, che riesce soltanto a fare collezione di calci d'angolo ma praticamente mai a sporcare i guanti dell'uomo Cragno, come lo chiamano dalle parti del Vigorito. Con il passare dei minuti sale in cattedra il centrocampo di Baroni, con Chibsah che continua a correre, imperterrito, fino al triplice fischio finale, mentre Viola fa strozzare l'urlo in gola allo stadio intero dalla distanza, legittimando il vantaggio con un palo che grida ancora vendetta. Poco male, perché è l'occasione che taglia definitivamente le gambe ad un Carpi già ampiamente barcollante.
Inizia la festa, quella vera. Il Benevento è in Serie A, al termine di una cavalcata a dir poco trionfale, iniziata nel migliore dei modi ad inizio anno e cullata con oculatezza e lungimiranza a metà stagione, quando i sanniti hanno staccato fisiologicamente la spina per mettere benzina nel motore: un lungo periodo di sconfitte che lasciava presagire ad una caduta rovinosa, quella che appartiene alle neopromosse che solitamente fanno corsa di testa nelle prime giornate prima di cedere il passo alle big. No, stavolta no.
Il Benevento si dimostra una big, il carico di preparazione da i suoi frutti con il passare dei giorni, dei mesi: la squadra di Baroni è brillante al crepuscolo, indemoniata nelle ultime due gare che valgono i playoff; la vera vittoria, quella che vale la Serie A, è quella sul Frosinone al Vigorito, ottenuta al minuto 93 grazie al gol di Ceravolo. Senza quel gol, senza quei tre punti, questa storica promozione probabilmente sarebbe rimasta solamente un sogno. Ed invece, i tifosi del Benevento stamattina si sveglieranno con il sapore buono in bocca, quello di una storica e meritatissima Serie A.