Ci si avvicina, a grandi passi, alla finale di UEFA Champions League 2017. La Juventus, dopo la cocente delusione della sconfitta col Barcellona di due anni fa, troverà al Millenium Stadium di Cardiff i campioni uscenti del Real Madrid. Nei giorni scorsi ed in quelli che verranno abbiamo analizzato ed analizzeremo, col supporto di tutta la redazione di VAVEL Italia, i diversi aspetti della contesa, ed oggi è il momento di focalizzarsi sul ventaglio di scelte a disposizione di Zinedine Zidane.

Il tecnico francese, subentrato in corsa a Rafa Benitez nello scorso gennaio, venendo promosso dalla panchina del Castilla, ha trovato subito una doppia affermazione: appunto, la Champions 2016, ma anche la conquista della Liga in questa stagione. Ovviamente, a sua disposizione c’è la rosa che qualunque allenatore vorrebbe avere, infarcita di talento ed alternative grazie agli investimenti da capogiro di Florentino Perez, ma far giocare bene insieme una squadra di stelle non è sempre una questione banale come potrebbe sembrare.

Uno dei meriti di Zidane è quello di non essersi focalizzato su un solo modulo, ma anzi di aver sperimentato diverse combinazioni, soprattutto tra centrocampo ed attacco, ognuna con le proprie peculiarità. La base, quella dei titolarissimi, è lo storico 4-3-3: Marcelo e Carvajal (o Danilo) sulle fasce sono delle vere e proprie ali aggiunte, mentre nel mezzo Casemiro è il punto di riferimento difensivo, preziosissimo quando si parla di muscoli e polmoni, accompagnato da Modric e Kroos, probabilmente i migliori al mondo per visione e capacità di impostare il gioco in verticale. In avanti, il tris delle meraviglie che fa paura a qualsiasi difesa: Cristiano Ronaldo, Karim Benzema, Gareth Bale. La fase difensiva vede le due linee arretrate schiacciarsi molto per chiudere gli spazi ed avere un facile dialogo non appena recuperata la palla, mentre i tre davanti rimangono pronti a colpire in ripartenza. In fase di possesso, invece, i terzini si alzano molto ed uno tra Modric e Kroos si abbassa quasi a fare da terzo centrale per favorire la circolazione del pallone, che quasi sempre trova sfogo sugli esterni fino ad arrivare agli attaccanti, messi in condizione di sfruttare il proprio talento nell’uno contro uno o negli inserimenti nello stretto.

Ruotando i giocatori, però, tra turnover, variazioni tattiche ed infortuni, Zidane ha mostrato anche altre soluzioni: ultimamente, ad esempio, con Bale k.o. per i problemi al polpaccio, il tecnico di origine tunisina ha avvicinato Ronaldo a Benzema, inserendo Isco come trequartista dietro le punte. Lo spagnolo regala una dimensione diversa rispetto al suo collega ex-Tottenham: niente più strappi rapidissimi sulla fascia, ma in compenso una capacità di controllare palla tra le linee invidiabile. Isco fa della capacità di trovare sempre il dribbling il suo pane quotidiano, anche quando gli spazi concessi dalla difesa sarebbero a dir poco proibitivi, liberando così uno spazio per il tiro dalla distanza o per l’assist verso una delle due punte. Un altro risvolto del 4-3-1-2, interpretabile anche con James Rodriguez tra le linee, è che i due terzini hanno tanto spazio per spingere e creare quella situazione di possesso a “ferro di cavallo”, con la palla che circola da una parte all’altra per fiaccare la difesa, allentarne le maglie e trovare il varco giusto nella zona centrale. La Juventus ha più volte dimostrato, con l’esperienza dei centrali ed il dinamismo degli esterni, di non temere questo tipo di possesso, ma servirà la massima attenzione perché basterebbe un intervento a vuoto o un anticipo azzardato per finire in inferiorità numerica e concedere ghiotte occasioni da gol.

Altro modulo scelto spesso da Zizou è il 4-2-3-1: ovviamente di stampo più offensivo, la soluzione con i tre trequartisti vedrebbe il sacrificio di uno tra Kroos e Modric (verosimilmente il primo) per unire i due rovesci della medaglia citati in precedenza, ovvero tutta la potenza di Bale e Ronaldo sulle fasce ed i guizzi di Isco o James nella zona centrale. Ovviamente, in queste condizioni i due terzini avrebbero un ruolo leggermente più bloccato, per non rischiare di dover scappare all’indietro (vero tallone d’achille della fase difensiva dei Blancos) in inferiorità numerica in caso di ripartenza veloce bianconera.


In ogni caso, difficilmente il Real Madrid rinuncerà sin dall’inizio ad una delle pedine per controllare il centrocampo, dato che si esporrebbe al rischio di subire la maggior fisicità dei 3 (o meglio, 4) centrocampisti avversari: il 4-2-3-1 potrebbe essere più una scelta radicale nel caso le cose si dovessero complicare a partita in corso. A proposito di partita in corso, è qui che Zidane può sfoderare le armi più insidiose: oltre ai già citati Isco e James Rodriguez, Lucas Vazquez ha dimostrato più volte di saper “spaccare” in due le partite alzandosi dalla panchina e garantendo corsa e tecnica contro difese stanche e annebbiate. Per non parlare poi di Alvaro Morata: l’ex di turno, che non ha mai lesinato parole dolci verso Torino e la Juventus, spesso rimpiazza Benzema per dare una nuova dimensione al ruolo di centravanti, meno teso al dialogo coi compagni ma più orientato alla pura finalizzazione. E che finalizzazione: lo spagnolo, su cui ronzano le sirene dei club di mezza Europa, è già a quota venti gol stagionali pur essendo utilizzato da Zidane praticamente sempre come subentrato.
A centrocampo, l’unica sostituzione potrebbe riguardare Mateo Kovacic, spesso usato per far rifiatare uno dei tre centrocampisti nei finali di partita, ma l’allenatore delle Merengues non sembra rivestirlo della fiducia necessaria per un utilizzo in finale di Champions.

Insomma, a meno di colpi a sorpresa, al fischio d’inizio della finale di Cardiff vedremo il classico 4-3-3 dei Blancos, ma a partita in corso Zinedine Zidane potrebbe mutare più di una pelle, inserendo tasselli che potrebbero risolvere le sorti della partita. Per la Juventus sarà cruciale tenere alta la concentrazione – e possibilmente anche la riserva d’ossigeno – fino all’ultimo secondo dei novanta (o eventualmente centoventi) minuti.