Se Massimiliano Allegri avesse mantenuto fede al proprio credo, oggi, a tre giorni dalla finalissima di Champions League tra Juve e Real, staremmo raccontando di un mostruoso testa-a-testa in mezzo al campo, un'esaltazione dei singoli duelli che infuocheranno la partita. Nulla di tutto ciò, invece, perché il nuovo ideale tattico proposto dall'allenatore livornese prevede due uomini a centrocampo. Un qualcosa, per certi versi, di storico: mai nella sua carriera ad alti(ssimi) livelli aveva rinunciato al centrocampo a tre di base, costruendoci poi intorno. Questa volta però era troppo il potenziale offensivo per poter rinunciare a un uomo in avanti, troppa la velocità sulle corsie per non essere sfruttata. Così il cervello pensante e cuore pulsante del gioco della Juventus è diventato principalmente un duetto.

Fonte immagine: Gazzetta dello Sport
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Dall'altra parte, invece c'è un credo consolidato da anni, una linea di continuità tracciata nel 2013 e mai discostatasi dalla propria traiettoria, la quale recita più o meno 4-3-3. Ancelotti prima, Zidane poi: dal maestro all'allievo, il pensiero è cambiato solo per certi aspetti, chiamasi interpreti, per una gamma di ragioni lette in anticipo dal tecnico francese. Il centrocampo a tre che con Carletto era a tratti iper-offensivo, con l'uomo dagli occhi di ghiaccio è diventato il reparto più equilibrato della squadra. Equilibrio che porta equilibrio a tutto campo, a prescindere che davanti ci sia un trequartista o un'ala.

Casemiro ha intercettato 69 palloni su 122 tentativi in stagione (56.5%)

L'uomo chiave che bilancia la squadra è, al solito, Casemiro, internazionalmente riconosciuto come l'elemento forse meno talentuoso, ma altrettanto più funzionale dell'intera rosa del Real Madrid. Il brasiliano è il giocatore che migliora la squadra tecnicamente, poiché si addossa responsabilità tattiche e difensive sgravandole dalle spalle dei compagni, prendendosi spesso anche rischi più o meno calcolati. Senza di lui forse Cristiano Ronaldo potrebbe essere maggiormente in difficoltà a ricoprire il ruolo di punta mascherata da ala, così come Modric e Kroos avrebbero meno libertà.

Fonte immagine: Diario AS
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Perno basso, centrale, bravo nelle letture e fisico, in finale sarà l'uomo deputato a schermare il centrocampista aggiunto della Juventus, leggasi come Paulo Dybala, non un componente della linea mediana, ma uno che per raccordare i reparti verrà spesso nella zona di Casemiro andando al duello. Già solo per il fatto di dover tener d'occhio la Joya, si potrebbe meritare la palma ex-ante di uomo chiave - magari il discorso lo riprendiamo in mano il 4 giugno, però. Anche perché al suo fianco lavorano probabilmente due dei migliori cinque centrocampisti al mondo per rendimento, qualità, visione.

Toni Kroos in stagione ha consegnato il 92% dei palloni passati.

Luka Modric sul centro-destra, Toni Kroos sul centro-sinistra. Ovvero due elementi tra loro diversi, ma con la stessa classe, seppur espressa in modo differente. Il tedesco è il geometra del gioco madridista, l'uomo che tocca più palloni di chiunque altro, il riferimento da cui passare per impostare ogni incursione offensiva, con una media stagionale di 76 passaggi completati a partita, 16 in più del croato, uomo di spunti, di talento sopraffino e di corsa, forse uno dei mediani più duttili e completi per le proprie capacità offensive, essendo complicato trovargli una lacuna.

Fonte immagine: Marca
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I tre tendono a coprire il campo giocando raramente in linea, poiché Casemiro si fa spesso e volentieri trovare qualche metro indietro rispetto ai due interni, i quali tendono a prendere posizioni maggiormente centrali per impostare l'azione offensiva, avanzando anche nella propria zona intermedia d'appartenenza. Un comportamento in linea di massima di facile lettura, esaltato però dalle straordinarie doti degli interpreti, in pieno stile Real Madrid.

Fa da contraltare al trio Merengue un duo in un certo senso curioso, poiché a luglio scorso era inimmaginabile che in finale di Champions League la Juventus si presentasse con un elemento tanto offensivo e un altro di un'intelligenza fuori dal comune. Eppure, eccoli lì. Sami Khedira sta vivendo una delle stagioni migliori della sua carriera calcistica, una delle rare occasioni in cui è riuscito a mantenere la condizione fisica ad altissimo livello, nonostante un leggero stop rimediato proprio nell'ultimo mese, il quale non dovrebbe in ogni caso fermarlo. Miralem Pjanic è invece la novità, l'uomo che sì, ti aspetti, perché pagandolo 32 milioni - per strapparlo a una diretta concorrente - non può avere aspettative basse, ma forse era impronosticabile implementasse così il proprio gioco in una posizione forse non del tutto naturalmente sua.

Fonte immagine: La Stampa
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La crescita del bosniaco, posto che sulla maniera in cui distribuisce palla e legge le situazioni offensive risiedevano pochi dubbi, è passata soprattutto dalla fase di non possesso. Abnegazione e dedizione, potremmo riassumerla così, anche se il lato tecnico potrebbe forse risultare in questo caso offuscato, erroneamente. Pjanic è migliorato nel posizionamento difensivo, da lì ha tutto preso piega, la piega giusta, la piega ideale, perché un giocatore di tale calibro porta con sé tutto il bagaglio di qualità acquisite negli anni, quindi anche la capacità di andare a contrasto, la quale andava solo fatta emergere.

Caratteristiche (quasi) complementari, Pjanic e Khedira sono la coppia (quasi) perfetta

Il posizionamento è il punto forte anche di Khedira, in entrambe le fasi di gioco il tedesco sa sempre essere al posto giusto al momento giusto, una dote che troppo spesso viene sottovalutata. Osservandolo è impossibile non rimanere colpiti da come sia ogni volta nella corretta zona del campo, frutto di un'intelligenza fuori dal comune. Questa dote andrà infusa anche ai compagni che veleggeranno nella zona dei due interni Modric e Kroos, i quali possono fare malissimo se si vedono concedere un minimo spiraglio in cui far passare la palla.

Fonte immagine: Webcalcio.net
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La Juventus che si vedrà in certi minuti in fase difensiva sarà per larghi tratti simile a quella dello Stadium contro il Barcellona, con i due centrocampisti ad uscire sugli interni avversari - Dybala verosimilmente verrà a recuperare su Casemiro, quelle rare volte in cui si avvicinerà alla trequarti avversaria - e i possibili uno-contro-uno tra gli avanti e la retroguardia. Barzagli e Chiellini, più difficilmente Bonucci, sono una buona garanzia difensiva per gestire in eventuali duelli gli attaccanti del Real, ma sarebbe una situazione complicata da gestire: per questo il lavoro che sarà richiesto a Pjanic e Khedira in fase difensiva, per tappare buchi e dare pressione anche se bassi, sarà un pizzico oltre l'ordinario.

Modric e Kroos, al contrario, potrebbero essere chiamati ad andare a prendere gli esterni, soprattutto il croato a destra con Alex Sandro, visto che il terzino destro - Carvajal o Nacho - avrà da gestire Mario Mandzukic. Il movimento obbligato ad allargarsi potrebbe creare buchi centrali che il solo Casemiro e l'altro interno faticherebbero a chiudere, dunque un punto su cui insistere e su cui battere per Allegri. La superiorità numerica si dimostrerebbe in questo caso una volta di più un vantaggio relativo. Un'altra testimonianza che in finale di Champions League, si parte dal 50-50, sempre. Starà anche alle mediane spostare l'ago della bilancia.