La Juventus si aggiudica il primo atto delle semifinali di Coppa Italia, battendo in casa il Napoli per 3-1. Gara che tuttavia non è chiusa del tutto poiché al San Paolo, nella gara di ritorno, c'è da aspettarsi qualsiasi cosa.
Il tecnico Massimiliano Allegri decide di non utilizzare il 4-2-3-1, schema che ha portato a tanti successi nelle ultime uscite stagionali, optando per un 3-4-2-1. Tale schema prevede il ritorno della BBC in difesa e l'impiego di Lichtsteiner ed Asamoah come esterni di centrocampo; la coppia Dybala-Mandzukic, a sostegno di Gonzalo Higuain, a volte si sposta in linea col numero 9 dando vita ad un più comune 3-4-3. Nel primo tempo i bianconeri non giocano una grande partita: le giocate si concentrano soprattutto ai lati del campo, ma non vengono creati grossi pericoli. Ciò a causa della poca incisività di Stephan Lichtsteiner e Kwadwo Asamoah: il ghanese crea solamente a metà della prima frazione, offrendo una buona occasione ad Higuain. Visti i pochi benefici portati dal nuovo schieramento, Allegri chiede ai suoi di disporsi in un 4-4-2, con Lichtsteiner che arretra in difesa e Dybala che va a ricoprire la posizione di esterno destro; Mandzukic, invece, si va a posizionare in linea con Higuain. I giocatori, però, sembrano non aver recepito le istruzioni del mister che si arrabbia ed urla come un pazzo dal bordo campo. Quando, poi, gli ordini arrivano a destinazione è troppo tardi poiché il Napoli, al minuto 36, si porta in vantaggio con José Callejon.
La Signora va negli spogliatoi in svantaggio di una rete e con la consapevolezza di non aver giocato alla grande: la fase di non possesso, in particolare, è svolta male a causa delle brutte prestazioni di Miralem Pjanic e Paulo Dybala. Sia il bosniaco che l'argentino sono i principali iniziatori della manovra juventina e i due elementi con maggiori qualità nel possesso del pallone: tuttavia, nella prima parte del match, il primo non si vede e il secondo gioca male i suoi palloni, complice l'ottima densità del Napoli in mezzo al campo. Neanche il Pipita può vantare un gran primo tempo, visto che si mette poco in mostra. Durante l'intervallo, Allegri realizza che bisogna cambiare qualcosa: con la sostituzione di Lichtsteiner per Juan Cuadrado, la Juve ritorna al solito 4-2-3-1. Cambia qualcosa nella retroguardia, dove Kwadwo Asamoah diventa terzino sinistro mentre Andrea Barzagli si sposta più a destra.
Gli accorgimenti dell'allenatore dei padroni di casa cambiano letteralmente le dinamiche di gioco: Pjanic gioca più palloni e lo fa nel modo giusto, Dybala altrettanto; Higuain si mostra più partecipe in fase di possesso e si muove intorno alla zona in cui viene controllata la sfera. Inoltre, l'apporto di Cuadrado è evidente visto che il colombiano ha anche inventiva e offre spunti molto interessanti sulla fascia destra. Il nuovo vigore imposto alla manovra di gioco permette ai piemontesi di riprendere in mano l'incontro e pareggiare, con il rigore trasformato da Dybala al 47'. Il reparto arretrato del Napoli risente molto della manovra offensiva avversaria, andando più volte in affanno in fase di ripiegamento. Kalidou Koulibaly gioca una delle peggiori gare della stagione, compiendo qualche sbaglio di troppo: il difensore senegalese causa il primo rigore della Juve, andando a pestare i piedi di Dybala; sul gol del 2-1 in favore della Juve, si perde la marcatura su Higuain e manda a vuoto Pepe Reina, permettendo all'argentino di segnare per la seconda volta alla sua ex squadra. A venti minuti dalla fine, la Joya trasforma un altro rigore e mette in ghiaccio il risultato. Il Napoli ha sicuramente da recriminare, ma ha le carte in regola per ribaltare lo score nella gara di ritorno ed accedere alla finale.