Le ultime settimane per Francesco Acerbi sono state piuttosto movimentate. Fra la necessità di riportare il Sassuolo in una posizione diversa di classifica e il pressing del Leicester per portarlo in Premier League, su richiesta di Claudio Ranieri. Alla fine non se ne è fatto nulla e ora il difensore centrale pensa solo e soltanto al Sassuolo e al Milan, prossimo avversario in campionato e forse rimpianto maggiore nella carriera di Acerbi.
Il perchè lo spiega lo stesso difensore nel corso di una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, dove si parte proprio dall'esperienza al Milan: "Ce l’avevo fatta pur non essendo un santo, tant’è che mi avvisarono subito: “Tu abiterai a Gallarate”. Mi sentivo arrivato: “Ma allora posso continuare a fare la stessa vita...”. E sparai: “Starò qui dieci anni”. Con la testa di adesso avrei potuto, ma vivevo nel mio mondo fatto di alibi, 4-5 chili sovrappeso: mi scivolava addosso tutto, anche le frasi di Allegri e di Galliani, che pure sapeva come parlarmi e non avrebbe voluto mandarmi via. Avevo già perso in partenza. Ma nonostante tutto il Milan non è un ricordo doloroso, se ci ripenso mi dico “Ma che peccato” come quando feci il viale di Milanello per l’ultima volta. Sì, ero ancora acerbo: di cognome e di fatto."
Qualche aneddoto anche sull'interesse del Leicester: "Se il Sassuolo apre la porta vengo volentieri, altrimenti nulla: non vado allo scontro per andarmene a gennaio con un club a cui devo solo tanta riconoscenza”. Fosse stato l’Arsenal, chissà... Ora non so se mi ricapiterà la stessa chance: non arrivo a pensare fino a giugno e non è neanche scontato che lascerò il Sassuolo." Ultime parole, importanti, su Domenico Berardi: "Ogni tanto mi chiedo: perché non è già al Real Madrid? In Italia uno con la sua qualità non c’è e ora gli è pure cambiata la testa da così a così. Il talento no: fantastico era, fantastico è. Come la sua velocità di pensiero: capisce la giocata prima e usa quella frazione di secondo per fregarti. Ha pure rischiato di fregarsi da solo, con le sue reazioni in campo: quante volte gli ho dovuto dire “Bera, se fai così ti etichetti per sempre”. Sul futuro no, zero consigli: non si sentiva pronto per il salto e voleva farlo alle sue condizioni."