L'inconfondibile melodia che contraddistingue quelle notti, in cui le stelle brillano non solo nel blu del cielo, ma anche all'interno del rettangolo verde. Quella melodia che quest'anno, a Torino, vogliono sentir risuonare. Un inno alla qualità, la qualità che la Juventus ha ritrovato nell'ultimo mese, la stessa che, in gran parte dei casi, permette di andare oltre il mero sogno della coppa dalle grandi orecchie. La qualità dell'attacco, del giro-palla e del controllo, ma anche la qualità difensiva, l'attenzione, la sicurezza e la solidità: ingredienti base per cucinare una torta degna del banchetto chiamato Champions League.
Mercoledì è la notte dei bianconeri, in campo al Dragão, tana del Porto. La tradizione, il tasso tecnico e il talento strizzano l'occhio a Massimiliano Allegri. La sua squadra si è classifica prima nel proprio girone, pescando con buona fortuna un'avversaria abbordabile. Sorte che non è toccata ad Arsenal, Napoli e Barcellona, le quali hanno fronteggiato probabilmente le tre peggiori seconde del lotto (Bayern Monaco, Real Madrid e PSG), finendo travolte la gara d'andata e con poche, pochissime chances di qualificazione da giocarsi tra le mura amiche. A completare il quadro, la vittoria di un'altra seconda, il Benfica, sul Borussia Dortmund. Numeri che potrebbero spaventare la Juve.
In corso GalFer regna però una consapevolezza nuova, acquisita dal passaggio (formalmente non definitivo, ma solo formalmente) al 4-2-3-1, modulo che permette lo schieramento in contemporanea delle five stars tra mediana e reparto avanzato. La parola d'ordine, tornando sopra di qualche riga, è quella famosa qualità. Quella che traccia la differenza - potenziale, essendo il campo, come sempre, giudice unico e finale a cui spetta la sentenza - tra la Juventus e il Porto. I cattivi pensieri restano lontani da Vinovo: il nuovo assetto dei bianconeri li ha scacciati e non li ha più lasciati entrare nella testa dei giocatori, capaci solo di vincere, e in gran parte dei casi convincere.
Ampiezza, respiro, freschezza, ma allo stesso tempo capacità di compattarsi. La chimica vincente sperimentata in Serie A è al vaglio della Champions League: dovesse il primo round dare ragione - di nuovo - ad Allegri, la Juve potrebbe pensare di togliersi un enorme fardello dalla schiena, di incompiuta in ambito europeo. Perché la qualità porta consapevolezza, la consapevolezza porta a fare strada e quella imboccata sembra quella giusta.