Uno juventino che si complimenta con un nerazzurro. Messa così, sembrerebbe una di quelle fanta-storie assurde, da leggere sorridendo e con i soliti finali a sorpresa. Eppure le parole d'ammirazione sono giunte davvero, da parte del neo acquisto della Juventus Caldara e verso il nerazzurro Gagliardini, diventato in pochissimo tempo un perno del centrocampo di Stefano Pioli.
Opzionato per l'importante cifra di 15 milioni, a cui vanno aggiunti altri 10 di eventuali bonus, il difensore orobico sta continuando a stupire con la maglia dell'Atalanta, squadra che di fatto lo ha lanciato e che potrà godere delle sue performance fino al 30 giugno 2018. Parlando di Gagliardini, il ragazzo classe '94 ne ha esaltato le doti fisiche e mentali, dimostrandosi molto contento per il suo salto di qualità: "Si è meritato la chiamata dell'Inter. Sono felicissimo per lui, è un cambiamento importante. Durante la sessione invernale di calciomercato - ha continuato Caldara - il mister (Gasperini, ndr) ci ha raccomandato di continuare a lavorare, senza distrarci. Bravo lui e bravi noi a non farci distrarre".
Passaggio inevitabile, poi, sulla Juventus, suo futuro club, sognato dal difensore e sua prossima destinazione a giugno: "Non sbaglia mai due partite di fila e questo fa la differenza, mentre Roma e Napoli magari concedono più punti alle avversarie. La Juve non la sbaglia. E' questo che fa la differenza in Italia. Infatti vince da cinque anni".
Parole al miele, da parte di un ragazzo che si è sempre comportato da professionista esemplare, non andando mai fuori le righe e rispettando profondamente la famiglia, primo nucleo che ha creduto in lui: "La famiglia, per me starà sempre al primo posto. So quello che hanno fatto per me i miei genitori, se sono qui è grazie a loro. Ho iniziato a 7 anni, mi sono innamorato del calcio all'oratorio, anche se all'inizio i miei genitori non volevano per via della scuola. Alla fine hanno “ceduto”: mi sono diplomato e ho portato avanti il percorso nel calcio. Mio papà, che è interista, non guarda più le mie partite, soffre troppo e non viene allo stadio. Le registra e le rivede da solo. Quando finisco di giocare è talmente teso che sembra sia andato in campo lui".