Vincere, convincendo, ma soprattutto convincendosi. La Juventus trova consapevolezza dalle proprie prestazioni, accettando rischi e sfruttando il potenziale offensivo. Così nasce la vittoria contro l'Inter, così sta nascendo il nuovo corso di Massimiliano Allegri. L'1-0 che pone i bianconeri a +7 sulla Roma - entrambe le squadre hanno una partita in meno - è la quarta vittoria in fila ottenuta con il 4-2-3-1, ma è quella più significativa: per la caratura e lo stato di forma dell'avversario, per il valore psicologico della partita, per la prestazione dei singoli e della squadra.
Le difficoltà del primo tempo non sono indifferenti: i nerazzurri optano per coprire Mandzukic con la fisicità di Murillo, inserendo poi due trequartisti, per mettere in difficoltà la mediana con i movimenti tra le linee. La Juventus a tratti fatica a leggere la posizione di Joao Mario, sul quale vengono giocate numerose palle in verticale; la difesa si deve riassettare, Alex Sandro è sempre costretto a una scelta, tra l'uscita su Candreva e il mantenimento della posizione.
Cuadrado determina per la seconda volta, come sul campo del Lione, in Champions League.
I bianconeri a tratti conservano, a tratti aggrediscono, ma sono sempre pronti a ripartire in contropiede, divorando il campo e uscendo palla al piede con calma olimpica, aggirando il pressing nerazzurro e costruendo così le migliori occasioni del primo tempo. Handanovic para il parabile, ovvero tutto, tranne il missile terra-aria esploso da Juan Cuadrado, l'uomo risolutore del match.
Questo il gran gol di #Cuadrado che ha deciso #JuveInter con i bianconeri che allo Stadium sanno solo vincere.pic.twitter.com/3lOrX3HORn
— OddscheckerIT (@OddscheckerIT) 6 febbraio 2017
Forti del vantaggio, i bianconeri nel secondo tempo passano al controllo totale. L'Inter cala, soprattutto fisicamente, tra mediana e attacco: Icardi rimane incastrato tra le maglie dell'organizzata fase difensiva avversaria, Joao Mario e Perisic escono dalla gara - definitivamente dopo l'ingresso in campo di Marchisio, che tappa il buco centrale impedendo le verticalizzazioni. La scelta di Allegri è conservativa, mirata a difendere la zona centrale del campo, dominata nei 90 minuti da un Sami Khedira versione deluxe, non solo tecnicamente, ma anche fisicamente: il tedesco ha anche la forza di intraprendere cavalcate sulle fasce, per poco da una di queste non nasce il gol di Mandzukic, la cui incornata trova la quinta parata decisiva di Handanovic (alle quali va aggiunta una traversa lambita da Dybala).
Per Khedira 91% di precisione sui passaggi, con l'80% di tackles vinti.
L'ex Stoccarda e Real Madrid si erge a migliore in campo, ma in maniera rumorosa. Lui, silente equilibratore del 4-2-3-1, è questa volta colui che più si fa sentire, agendo a tutto campo con precisione e puntualità, bloccando le iniziative della mediana di Pioli, più volte in difficoltà nell'affrontare le due linee di difesa bianconere. Il controllo, la gestione, la superiorità: tutte le richieste di Allegri vengono puntualmente esaudite, così come quella di una squadra che gioca tecnicamente bene.
Volendo ricercare il pelo nell'uovo, la Juventus è stata di nuovo poco cinica. Ha dovuto combattere fino all'ultimo respiro su una partita che poteva essere chiusa ben prima, nonostante alcuni brividi corsi - in ogni caso minori di quelli provocati alla difesa avversaria. La strada tracciata dal nuovo sistema si conferma però giusta, sensata e soprattutto equilibrata: ciò non escluderà il ritorno al 4-3-1-2 in certe partite (magari già a Crotone), ma, in ambito europeo, le certezze che fornisce il modulo delle ultime quattro uscite. Strength in awareness, in attesa che anche i numeri si pronuncino definitivamente in favore del 4-2-3-1.