"Io sono arrabbiato e deluso, ho visto i dati, undici occasioni da gol, Pegolo non ha fatto una parata, non chiudere una partita così: è solo colpa nostra. Sono molto ma molto arrabbiato, e ci dobbiamo rifare subito domani".

Punto e a capo. Si riparte da qui. Dall'ennesimo ribaltone di una stagione clamorosamente pazza, inverosimile se solo ci si ferma un solo secondo ad osservare, da estranei, a quello che sta succedendo al Sassuolo di Eusebio Di Francesco. Riavvolgiamo tuttavia per un momento il nastro della stagione, voltando lo sguardo a due date segnate in rosso sul calendario del tecnico pescarese: giovedì 3 novembre, 19:00, Mapei Stadium; domenica 20 novembre, 12:30, stadio Marassi. Diventare grandi passa anche da questo, perché è innegabile oltre che oggettivo che il ruolo che deve recitare la squadra emiliana nel campionato in corso, al netto di difficoltà di infortuni e quant'altro, non è di certo quello di una squadra che lotta per la salvezza a fine anno. 

Dove eravamo rimasti. Già, Europa League, un mercoledì di novembre, quando tutto ancora doveva iniziare: il 2-0 al Rapid Vienna sembra in archivio, prima del crollo nel finale. Un episodio, a sé stante. Forse. Marassi, venti giorni dopo, neroverdi avanti, con merito, 2-1 in casa di una buona Sampdoria, che ci crede fino in fondo e, con un pizzico di fortuna, ribalta in zona Cesarini. Finita? Macché. Anno nuovo, usanze vecchie: per chiudere il tris di impegni stagionali con un'altra rimonta, gli emiliani omaggiano gentilmente il Cesena di Camplone, nel derby valevole per gli ottavi di finale. 1-0 iniziale di Pellegrini, gara in discesa, senza tuttavia chiuderla. Il peccato, originale, è sempre lo stesso. Il risultato finale, lo sapete già, con i bianconeri ai quarti a sfidare la Roma. Tre rimonte fotografia di una stagione e non sono le uniche, ma le più emblematiche, quelle che fanno forse più male.

Da dove si riparte? Da qui: "Sarei stato arrabbiato anche se avessimo vinto solo 1-0 mercoledì per quello che abbiamo creato e non concretizzato. Per diventare grandi, bisogna essere grandi anche con le piccole. Bisogna lavorare sulla testa dei giocatori". 

Questione di fame, di mentalità, di cattiveria agonistica. La forma mentis giusta, quella delle grandi squadre, è quella di chiudere la pratica il prima possibile, onde evitare spiacevoli epiloghi. Il Sassuolo, da grande, ci studia oramai da tempo, è sotto gli occhi di tutti e, al di là delle difficoltà incontrate in questa stagione, strana, dove la franchigia di Squinzi ha per la prima volta affrontato le tre competizioni, la crescita è costante. Non c'è da fasciarsi alcuna testa, perché niente è rotto né compromesso, nonostante una situazione di classifica che limita e non poco gli obiettivi da qui al termine del campionato 2016/17.

Dove puntare? Semplice. Limare i dettagli, di crescita, e guardare avanti, al prossimo anno, con rinnovata fiducia. Argomento difficile da trattare, soprattutto se si guarda all'età anagrafica di un gruppo che, al primo soffio di vento, si è naturalmente piegato, reso debole e vulnerabile dalla scarsa esperienza. Discorso da mettere in conto, quello di una scottatura, ad inizio stagione, che tuttavia deve servire da monito per gli anni a venire. L'obiettivo di questa seconda metà di stagione è quello di preparare il terreno per il Sassuolo che verrà, quello della prossima annata, che si presenterà nuovamente alle porte dell'Europa: ne siamo certi. C'è da mettere la mano sul fuoco. Da domani, a Pescara, in casa di Di Francesco, la prima puntata di questo nuovo film.