Ne abbiamo fatto un'abitudine, è inutile nasconderlo. Da qualche mese a questa parte, lo speaker di San Siro non smette di ripetere quel nome. Sconosciuto ai più prima di quel fatidico 2 ottobre, ora, tutto il Meazza segue il grido proveniente dai megafoni: con il numero 73, Manuel Locatelli.
Mettersi nei panni del ragazzo non è facile. A soli 18 anni, Manuel, è divenuto uno dei simboli della rinascita. Il Milan, con lui in campo, ha ritrovato fame, voglia, ambizione e un pizzico di spensieratezza; argomenti non da poco di cui ha giovato tutto l'ambiente rossonero. L'esordio da favola e la perla al Sassuolo hanno fattto alzare i decibel di San Siro. Il gol gioiello con cui ha sfondato l'invincibile Juventus, l'ha consacrato, trasformandolo nell'idolo dei tifosi.
Favorito dal brutto infortunio di Montolivo, - che già qualche giorno prima gli aveva ceduto il posto in cabina di regia - Locatelli ha avuto coraggio e personalità per destreggiarsi nel cuore del centrocampo rossonero. Il 'compito' svolto dal regista, quello che opera davanti alla difesa infatti, non è per tutti. Manuel però, nonostante i leciti errori di un ragazzo che è da poco maggiorenne, ha convinto tutti.
Il suo dinamismo, abbinato ad un ottima fase di interdizione e recupero palla, farebbero propendere per una definizione difensivista del calciatore. In realtà, Loca è sembrato affidabile anche in fase di impostazione. Certo rivedibile, migliorabile, e con una tecnica ancora da mettere a punto e raffinare a dovere. Su questo non ci piove, così come non piove sul fatto che Vincenzo Montella abbia pesantemente puntato su di lui.
Un po perché era l'unico regista di ruolo - oltre al Monto - un po perché era l'opzione più stuzzicante, Loca ha iniziato la sua scalata. Dal 2 ottobre, quando sommerso dai fischi di San Siro, Montolivo usciva mesto dal campo, Locatelli non ha più visto la panchina. Una scalata clamorosa, che in qualche modo può essere paragonata a quella di Donnarumma nella passata stagione. Anche a Gigio infatti, toccò partire nell'ombra. Poi, la fiducia di Mihajlovic, le grandi parate e l'ascesa fino alla Nazionale maggiore.
A differenza di Gigio però, Montella deve fare i conti con un problema che, lo stesso Locatelli, forse non avrebbe mai e poi mai immaginato. I tanti impegni che il Milan sta attraversando in questo periodo hanno vissuto di un minimo comun denominatore: la presenza da titolare del Loca.
A 18 anni, la fatica non dovrebbe farsi sentire oltre modo. I ritmi della Serie A, la scarsa abitudine nel giocare ogni settimana e il dispendio di energie mentali però, sono fattori da tenere ben in vista. Locatelli, apparso men lucido e mobile del solito nelle ultime uscite, magari vorrebbe ritrovare la panchina. Solo per una volta, solo per riprendere aria.
Il calendario non lo consente. Con il Crotone, Montella ha applicato turnover ma senza muovere il 73 dalla scacchiera. Ora, prima delle meritate vacanze di Natale, il trittico durissimo: lunedì all'Olimpico con la Roma. Settimana prossima con l'Atalanta a San Siro. Prima di Natale la Supercoppa Italiana con la Juventus, evocatrice di ricordi dolcissimi.
I giri del motore, possiamo annunciarlo con anticipo, non andaranno a mille, ma al Loca è chiesto un piccolo ultimo sforzo. Nel mercato di gennaio infatti, la priorità del Milan e di Vincenzo Montella è quella di dare un'alternativa al ruolo di regista. Locatelli a tal proposito, è rimasto solo: l'opzione Sosa playmaker non ha convinto. Pasalic non è a tutti gli effetti un regista, mentre Kucka non ha mai ricoperto quella posizione in un centrocampo a tre.
Ecco che, allora, le idee per il mese di gennaio si chiamano Rudy, ma soprattutto Badelj della Fiorentina, geometra di esperienza e costanza perfetto per dare cambi regolari alla crociera di Locatelli, diretto con tranquillità e determinazione verso l'olimpo dei Grandi.