Le grandi squadre, si sa, le fanno i grandi giocatori. Con le qualità tecniche, i goal, gli assist. Di solito le vittorie si identificano con l’attaccante, con chi la butta dentro e risolve le partite. Poi ci sono i leader. Quelli che caricano i compagni, li guidano, i grandi capitani. Poi c’è Leonardo Bonucci, che impersonifica entrambi gli aspetti. Può sembrare un paradosso, essendo un difensore e condividendo lo spogliatoio con altre personalità forti, come Buffon, Barzagli, Chiellini e Marchisio. Ma il numero 19 si è conquistato questo ruolo, dopo un percorso lungo e difficile.
La Juventus ufficializza il suo acquisto dal Bari il 1° luglio 2010 per 15 milioni e mezzo di euro, per qualcuno sono troppi per un difensore di 23 anni con una sola stagione di esperienza in Serie A. Il primo anno le perplessità sono confermate: la squadra conferma il pessimo settimo posto della stagione precedente e le prestazioni di Bonucci sono decisamente sottotono. Gli errori individuali si susseguono, tanto che viene coniato dagli stessi tifosi juventini un termine specifico per definire le sue frequenti amnesie, le bonucciate. I fischi accompagnano ogni giocata del difensore, che viene beccato sia in casa che in trasferta. Quello da prendere era Ranocchia – suo compagno di difesa a Bari -, la nuova dirigenza – Andrea Agnelli, Beppe Marotta e Fabio Paratici – è peggio di quella precedente – Cobolli Gigli, Blanc e Secco – ed altri commenti del genere si sprecano al termine di una stagione fallimentare.
Arriva Antonio Conte sulla panchina bianconera e la musica cambia. A sorpresa però il tecnico leccese si affida sempre più spesso a Bonucci, soprattutto quando decide di cambiare modulo. Non più la difesa a 4 delle prime uscite, bensì linea a 3, in modo da esaltare le sue qualità in fase di impostazione e lasciare il compito delle coperture difensive ai compagni ai suoi lati. Grazie alla volontà di Conte di attuare una manovra di possesso e di costruzione, Bonucci diventa sempre più fonte di gioco, sostituendosi molto spesso ad Andrea Pirlo, principale obiettivo delle marcature degli avversari. I risultati danno ragione alla squadra bianconera ed anche Leonardo ne trae vantaggio: cresce in personalità e concentrazione e i tifosi cominciano ad apprezzare l’educazione dei suoi piedi. Il 7 aprile 2012, a Palermo, la Juventus ha la possibilità di scavalcare il Milan in testa alla classifica, dopo la sconfitta dei rossoneri in casa contro la Fiorentina. Il primo tempo è bloccato, con i bianconeri che non sfondano. Al 56’ arriva il goal che scioglie la tensione ed alleggerisce i tifosi. La firma è proprio di Leonardo Bonucci che impatta di testa su cross da calcio d’angolo di Pirlo; la partita verrà poi chiusa da Quagliarella e la Juve conquista la vetta che non lascerà più. È il primo successo della Vecchia Signora dopo Calciopoli e Bonucci diventa uno degli idoli.
L’anno successivo debutta in Champions’ League segnando il primo goal alla seconda presenza contro lo Shakhtar Donetsk, vince Scudetto e Supercoppa Italiana. La terza annata di Conte è ancora trionfale a livello nazionale, segnando il record di punti nella storia della Serie A, 102. L’estate 2014 vede l’addio del mentore leccese, sostituito da Allegri, ma la sostanza cambia poco. È la stagione della sua definitiva consacrazione a livello europeo. La linea difensiva resta invariata, ma il posizionamento meno aggressivo voluto dal tecnico livornese permettono a Bonucci di mettere in mostra anche le sue qualità nell’uno contro uno, che era considerata la sua pecca, diventando così uno dei difensori più completi al mondo, capace di fornire prestazioni di altissimo livello sia nella difesa a 3, utilizzata in campionato, sia nella linea a 4, che viene utilizzata in campo europeo. La Juventus vince Scudetto, Coppa Italia e raggiunge la finale di Champions’ League, persa a Berlino contro il Barcellona. Questo è anche l’anno dei goal belli e pesanti. Segna alla Roma il 3-2 definitivo con un gran destro al volo dal limite dell’area, al Milan l’immediato 2-1 dopo il momentaneo pareggio di Antonelli e la splendida fuga di 40 metri palla al piede contro la Lazio.
L’estate 2015 vede l’addio di tre pilastri come Pirlo, Vidal e Tevez e Bonucci diventa uno dei capitani bianconeri. Arriva lo storico quinto scudetto di fila, un’altra Coppa Italia e la terza Supercoppa Italiana, ma i sogni Champions’ si infrangono nei minuti di recupero a Monaco di Baviera. La campagna acquisti 2016 porta a Vinovo campioni del calibro di Higuaìn, Dani Alves e Pjanic, tra gli altri, con il chiaro intento di puntare ad alzare quella Coppa che manca dal 1996. La tentazione di lasciare Torino è stata forte, lo ha ammesso lui stesso, con Guardiola pronto a fare follie per portarlo al Manchester City, ma il cuore di Leonardo Bonucci è bianconero e nel mancino che ha bucato Sergio Rico martedì al Sanchez-Pizjuan c’è tutta la sua voglia di continuare a vincere con questi colori.