Paolo De Paola, nel suo odierno editoriale per Tuttosport, l'ha definita "la nuova formula di Max", sottolineando cioè la capacità di Massimiliano Allegri di amministrare una squadra piena di campioni in un momento delicatissimo della stagione, dove anche le sfide più agevoli possono riservare insidie da evitare, logicamente, per non complicare già da ora il difficile ed impegnativo prosieguo di stagione. Intervistato in esclusiva dal quotidiano torinese, il tecnico livornese ha parlato del momento che sta vivendo la Juventus, vicinissima allo storico traguardo del sesto titolo nazionale consecutivo ed ormai ufficialmente proiettata verso un Champions che deve definitivamente innalzare la Signora a big del calcio europeo.
"Quando scendo in campo ho in testa solo il numero 6 - ha dichiarato - come gli scudetti consecutivi che possiamo vincere. I tifosi, tutti, dovrebbero vivere questi momenti, dovrebbero scoppiare di gioia per questo titolo che sarebbe unico e nel contempo storico. Perché non è una cosa banale, come fatto lo scorso anno, vincere 25 gare su 26, e certe cose te ne rendi conto solo dopo averle fatte, non quando sei nel frullatore". Parole di chi la sa lunga, di un allenatore spesso criticato dalla tifoseria ma che, attualmente, continua a guidare la Juventus verso lo scudetto, senza farla capitolare nei gironi di Champions.
Parlando, inevitabilmente, anche di tattica, Allegri non si tira indietro: "Non si può ricondurre tutto al 4-3-3 (modulo invocato da molti tifosi juventini, ndr), ciò che conta è anche l'allenatore, ciò che riesce a trasmettere. Nessuno è uguale agli altri, altrimenti ci serviremmo solo di computer". Dare qualcosa alla squadra, dunque, il mantra di Allegri, onestamente autore di un certosino lavoro mentale lo scorso anno che permise ai giocatori della Juventus di ritornare a giocare ad alti livelli, conquistando così il quinto titolo consecutivo. "Se un giocatore è indolente io magari posso incazzarmi, oppure capire che non ha senso farlo e cercare di portarlo a fare quello di cui ho bisogno".
Addentrandosi nella conversazione, Allegri sottolinea un passaggio interessantissimo, valido nel calcio così come nella vita: "Per me il calcio è pratica e non teoria, come nella vita. Altrimenti chi esce con centodieci e lode all'Università dovrebbe fare solo operazioni a cuore aperto, invece delle volte non lo mettono a fare nemmeno le punture". E ancora: "Tutti analizzano le partite, ma nessuno si sofferma sul gesto tecnico, sul controllo sbagliato o fatto bene. E' vero, come dice Sacchi, che il calcio è un gioco di squadra, ma se su undici quattro giocano male allora è difficile che la squadra faccia bene".