Per ogni squadra di calcio che si rispetti, ogni giocatore presente in rosa è una risorsa in più. Non esistono pesi, almeno finché non ce li si crea. Alla Juventus questa teoria è basilare da diversi anni ed è stata la chiave di tanti recenti successi: nessuno ha mai rappresentato un surlpus inutile, figurarsi se può essere definito tale un attaccante del calibro di Mario Mandzukic, la cui carriera (con annesso palmarès) racconta a sufficienza. Eppure l'arrivo di Gonzalo Higuain, secondo molti, sarebbe stata la pietra tombale sulla storia del croato in bianco e nero, come lo fu l'annunciato acquisto di Lewandowski ai tempi del Bayern Monaco. Peraltro quest'ultimo luogo comune va a scadere nel momento in cui si prende in considerazione il rapporto non esattamente idilliaco del classe 1986 con Guardiola, l'allora tecnico dei bavaresi.
Mandzukic, chiaramente, non è una seconda scelta: non ha impatto a partita in corso, ad esempio, caratteristica che contraddistingue invece il connazionale Pjaca. Funzionarebbe in caso di situazione in cui gestire il punteggio, lavorando lui molto per la squadra, oppure in un eventuale arrembaggio finale, ma non ha lo scatto e la giocata che possono svoltare una gara sul filo dell'equilibrio. Considerarlo un ripiego è più corretto, ma andrebbe a sminuire l'elevato valore del giocatore. Per questo motivo Massimiliano Allegri, aspettando Dybala, sta ragionando sull'insistere nella coppia pesante, nei gemelli diversi, le prime punte che possono convivere. L'intelligenza di cui è dotato l'ex Wolfsburg gli permette di stare a fianco a qualunque tipologia di partner, eccetto le torri d'area di rigore, e una punta di movimento come è il nativo di Brest può solo guadagnare dallo spazio che Mandzukic sa aprire.
Contro la Sampdoria, primo vero test accettabile e non estremamente sperimentale come fu quello di Palermo, i due hanno dimostrato di poter comporre il tandem avanzato, nonostante una sorta di insofferenza di Higuain, causata più da un prestazione sotto tono che da altre ragioni. D'altro canto l'argentino è un animale da gol, un'astinenza di quattro partite per uno come lui ha un peso diverso, specialmente dopo una stagione in cui finire sul tabellino era all'ordine del giorno. Paradossalmente, nelle ultime gare al Pipa è mancata la cattiveria sotto porta, quella cattiveria agonistica sulla quale Mandzukic costruisce gran parte del proprio gioco, abituato com'è a inseguire difensori e portieri, da primo portatore di un pressing ordinato come quello della Juventus deve essere.
La difficoltà è di natura più tattica che psicologica: la miglior condizione possibile per poter sfruttare una tal risorsa - due centravanti di altissimo livello - è servirli più di quanto accada con l'attuale gioco attuato da Allegri. Domani sera è probabile l'impiego di Alex Sandro, così come salgono le quotazioni di Cuadrado e ovviamente il punto fermo Pjanic: uomini di fascia in grado di arrivare al cross con facilità e un fantasista capace di disegnare idee e innescarli. L'intesa nei movimenti si è affinata, qualche difficoltà può essere messa in conto, sarà necessario più di uno sguardo. Cattivo, bestiale. Perchè l'obiettivo primario per entrambi non è il gol, ma la vittoria. E ciò sia Mario che Gonzalo lo sanno dal primo giorno in cui vestono il bianconero.