Poco meno di ventiquattro ore separano Juventus e Napoli dal primo scontro di questa stagione. Poco meno di millecinquecento minuti separano Gonzalo Higuain dal suo passato. Inevitabilmente, così quanto inesorabilmente, il passare del tempo e dei secondi scandiranno le immagini ed i ricordi che il Pipita nel suo avvicinamento alla partita ripercorrerà nella sua mente: tre anni indelebili, fatti di gioie e dolori, di successi e di lacrime e di un ricordo lasciato nei cuori del popolo di Napoli. La vigilia di Gonzalo Higuain stavolta non è come tutte le altre. Non può esserlo. Mai prima d'ora il Pipita si era trovato di fronte al suo passato, nè con altre maglie, nè in questi termini di coinvolgimento emotivo.
Sarebbe ipocrita e riduttivo limitare il trascorso del centravanti di Brest nel Napoli ad una semplice militanza in una squadra piuttosto che in un'altra: lo dimostra l'affetto ed il ricordo di una piazza ancora brutalmente scottata da quello che a tutti gli effetti è stato considerato un tradimento, seppur leale, per carità; lo raccontano le immagini che fino a quattro mesi fa parlavano da sole: il sorriso, i saltelli sotto la curva e tanto altro. Innegabile, l'amore che il popolo partenopeo ha dato a Higuain, tradito e maltrattato non tanto per la decisione in sè di lasciare la Campania, bensì nelle modalità nelle quali ciò è stato fatto. Nè una parola, nè un saluto: una volta girate le spalle, nulla è stato più come prima.
Difficile scendere in campo senza pensare a nulla: "scurdammece 'o passat'" direbbero all'ombra del Vesuvio. Improponibile. Alquanto difficile, soprattutto nell'animo del calciatore Higuain, focoso e mai così freddo; passionale, viscerale e raramente razionale. Nel momento in cui gli sguardi dei calciatori, degli amici si incroceranno, memorie e trascorsi riaffioreranno d'improvviso. Impossibile dimenticare la doppietta di Doha, il ricordo del diagonale mancino dello scorso anno al San Paolo per la vittoria, troppo fresco quello della rovesciata che lo ha consegnato ai posteri come il centravanti più prolifico di tutti i tempi del campionato. La paradossale vigilia del Pipita potrebbe essere lievemente smorzata dalla presenza dello Juventus Stadium, il cui calore proverà a distoglierlo dai fantasmi del passato che proveranno a distrarlo, condizionandone la prestazione.
Oppure non sarà nulla di tutto ciò. Gli sguardi freddi e distaccati. Ognuno avanti per la propria strada, così come è stato del resto in estate. I primi contrasti, i primi calci al pallone per fugare del tutto emozioni e sensazioni della vigilia che fanno emergere il passato: uno scatto, un tiro, forse un gol al quale seguirà una ancor più giusta esultanza, senza alcuna mancanza di rispetto. Il tempo tornerà a scorrere veloce, come ha sempre fatto, per Higuain e la sua Juventus, per il Napoli che deve imparare a guardare solo e soltanto a sè, come mai prima d'ora. Perché tutto resta e resterà ovviamente nella normalità delle cose: il tradimento, la cessione, le polemiche, l'acquisto di uno dei centravanti più forti della storia del gioco.
Vincerà chi riuscirà a far prevalere la ragione sulle emozioni, il presente ed il futuro rispetto al passato. Difficile, talvolta impossibile, giocare con le emozioni e le sensazioni, quelle viscerali, che per tanto tempo hanno unito e stavolta invece dividono. E' anche questo il bello del calcio.