Paolo Maldini non sarà parte della nuova società del Milan. Il comunicato dell'ex-capitano rossonero è stato affidato al suo profilo ufficiale su Facebook. Come al solito, i toni sono pacati ma taglienti ed il messaggio è chiaro, arriva a chi deve arrivare. “Il Milan è sempre stato per me un affare di cuore e passione, la mia storia, quella di mio padre e quella dei miei figli lo dimostrano e nessuno potrà cancellare questo nostro legame con i colori rossoneri. Proprio questo forte legame mi impone di essere attento, preciso e professionale nell’accettare l’incarico che mi è stato offerto; certo, sarebbe molto più facile seguire l’emozione della proposta e dire di si, senza pensare alle possibili conseguenze e partire a testa bassa in questa nuova avventura. Invece no, non posso, devo rispettare i valori che mi hanno accompagnato durante tutta la mia vita, devo rispettare i tanti tifosi che si sono negli anni identificati in me per passione, volontà e serietà, devo rispettare il Milan e me stesso”.
Dopo le notizie dei giorni scorsi, trapelate da diverse fonti, è quindi il diretto interessato a fare chiarezza sugli incontri con il neo-AD Marco Fassone ed il suo staff. E i soldi, a sentire Maldini, non c'entrano: “Non ho avanzato richieste economiche, ho ribadito fin dal primo incontro che la definizione del ruolo fosse la chiave basilare di una possibile collaborazione. […] non avrei mai accettato per essere utilizzato come 'la semplice bandiera'”. Il figlio di Cesare mette dunque le cose in chiaro: un ruolo che sia reale, e non una sorta di ambasciata sulla scia di Javier Zanetti all'Inter. Un incarico che permetta di lasciare il segno nella storia della squadra del suo cuore, ancora una volta.
La proposta della nuova proprietà, però, presentava pesanti limitazioni. Difatti, il ruolo di Direttore Tecnico che sarebbe dovuto essere del numero 3 sarebbe andato a cozzare completamente con quello di Direttore Sportivo, già affidato un mese fa all'ex-Inter Massimiliano Mirabelli. Una sorta di tandem, si apprende sempre dalle parole di Maldini, con Fassone stesso a fare da giudice per risolvere le incomprensioni. Libertà d'azione pesantemente limitata quindi per il recordman di presenze in maglia Milan, che non ha mancato di sottolineare il suo disappunto, ricordando anche il triste passato recente: “non credo ci fossero le premesse per un team vincente […] le ultime stagioni del Milan con il doppio Amministratore Delegato e ruoli sovrapposti dovrebbero essere d’insegnamento. Naturalmente mi sarei dovuto prendere, agli occhi dei tifosi, della stampa e della proprietà, tutta la responsabilità della parte sportiva, con la possibilità di essere escluso da ogni potere esecutivo”. Se si cerca un capro espiatorio, dunque, prego, citofonare da qualche altra parte.
Stoccate non mancano neanche verso Sino Europe Sports, la nuova società fondata appositamente dai cinesi per l'acquisizione della proprietà, rea secondo Maldini di essere stata poco presente. In particolare, il nome fatto dall'ex-difensore è quello di David Han Li, Direttore Esecutivo, che nonostante le richieste di incontro “che ogni professionista ha diritto di formulare al proprio datore di lavoro”, pare si sia fatto vedere solo per pochi minuti nel corso delle trattative. La chiosa è aspra, e fa capire quanto per Paolo Maldini conti tornare nell'ambiente Milan, che oramai è a tutti gli effetti una seconda casa per lui e per la sua famiglia: “rimane l’amarezza di questi giorni per un sogno che è svanito e rimangono le polemiche strumentali che non mi hanno certo fatto piacere […] ma ribadisco che i miei valori e la mia indipendenza di pensiero saranno per me sempre più importanti di qualsiasi impiego”.
La risposta della proprietà ad una lettera così a cuore aperto è stata decisamente più fredda, col seguente comunicato a precisare come i cinesi abbiano intenzione di proseguire sulla loro strada nel bene e nel male senza lasciarsi influenzare: "Per quanto concerne le voci relative al futuro Consiglio di Amministrazione di AC Milan, SES intende chiarire che la questione non è al momento all'ordine del giorno. La priorità per SES è ora il closing dell'acquisizione di AC Milan. Siamo dispiaciuti della decisione di Paolo Maldini in merito alla nostra proposta, poiché crediamo fermamente che presto si renderà conto di quanto il nostro progetto per AC Milan sia vincente".
Insomma, dopo Ancelotti, Albertini, Costacurta, Serginho e tanti altri, anche il più leggendario degli ex, Paolo Maldini, ha rifiutato la corte (non così spietata) della nuova proprietà, sempre più in rotta con la tradizione. La sensazione è che nell'organigramma definitivo, per i tifosi del Milan, si vedranno piuttosto poche facce conosciute. Non il miglior modo di iniziare dopo venticinque anni di un presidente che, a prescindere da qualsiasi valutazione in ogni ambito, è senz'altro riuscito a legare quasi sentimentalmente i tifosi con i colori rossoneri. Chi rimane peggio, infatti, sono quegli stessi appassionati che temevano il cambio al vertice proprio per l'eventuale “freddezza” degli asiatici, i quali stanno dimostrando di non voler concedere nulla neanche a chi ha scritto la storia del club. Il closing potrebbe essere solo il primo di tanti ostacoli...