Un po' come il famosissimo Mosé di Michelangelo, che ancora oggi continua ad affascinare milioni di suoi visitatori, anche nel mondo del calcio spesso si registrano realtà (quasi) perfette, al centro cioè di momenti così magici da scuotere anche chi, dall'alto della propria esperienza, sa bene di dover volare basso per evitare eventuali dolorose cadute. Uno come Rolando Maran insomma, che però, a differenza del Michelangelo disperato alla vista del suo Mosé muto, si lascia coinvolgere dalla situazione evitando magari di scagliare addosso ai suoi gli strumenti da lavoro, come pare invece abbia fatto il Buonarroti al grido di "Perché non parli?".
Intervistato in esclusiva dalla Gazzetta dello Sport, l'ex allenatore del Catania ha lucidamente analizzato i punti di forza e la bontà del progetto Chievo, divenuto ormai da circa un decennio felice e costante realtà della nostra Serie A. "Le linee guida dell mio lavoro - ha sottolineato alla Rosea - sono tre: applicazione, intensità e coraggio. Bisogna lavorare duramente e giocare senza paura, cercando di impostare la propria gara ma nel contempo sapendola leggere in corso d'opera". Duttilità tattica, dunque, che ha reso il Chievo collettivo arcigno da affrontare per la sua capacità di rispondere colpo su colpo alle iniziative avversarie.
"Come detto, cerchiamo sempre di fare noi la gara, anche se bisogna considerare comunque chi si ha di fronte. Prendente per esempio la gara contro la Lazio: sapevamo che avrebbero cercato di sfruttare i nostri eventuali errori e ci siamo adeguati, scendendo in campo con un'intensità nel pressing frutto della preparazione di un'intera settimana". Preparazione ed organizzazione, appunto, alla base del successo, un vero e proprio mix che ha permesso ai clivensi di conquistare, nelle prime sette giornate, punti vitali per la salvezza, da sempre obiettivo minimo dichiatato. Altro dato interessante, l'utilizzo particolare di Birsa, piazzato come trequartista ma spesso vero e proprio regista avanzato durante le manovre d'attacco.
"A Valter chiedo cose diverse rispetto a quelle che si dovrebbero chiedere ad uno del suo ruolo, come una maggiore partecipazione e una costanza nella ricerca delle punte. E' vero, i miei attaccanti fino ad ora hanno segnato poco, ma sono convinto che si sbloccheranno. E poi, se segnano difensori o centrocampisti è anche merito loro". Parole da vera e propria chioccia, quelle di Maran, conscio del delicato ruolo che gli spetta sia dentro che fuori il rettangolo di gioco. Il ruolo di guida, atletica e tattica, per un gruppo poco abituato ai piani alti ma comunque mentalmente pronto a non soffrire di vertigini. Ora c'è la pausa ma già dal prossimo turno continueremo a tener d'occhio l'ottimo Chievo, impegnato contro il Milan di quel Montella che, sempre secondo Maran, "non ha bisogno di aiuti" essendo già abbastanza bravo. Ci sarà da divertirsi.