E' una sera di inizio autunno a San Siro. La Scala del Calcio, dopo aver vissuto momenti di sgomento, non può far altro che accompagnare l'uscita del proprio Capitano tra i fischi. Il minuto è il sessanta e tra Milan e Sassuolo ci sono due gol di differenza. Vincenzo Montella, leone ingabbiato da un plexiglass che lo tiene lontano dal prato, decide per l'all in: fuori Montolivo, appunto. Dentro il giovane Manuel Locatelli.
Forse in quel momento, forse qualche giorno, mese o anno prima, il Dio del calcio è sceso in terra per fare visita a questo giovane, come tanti suoi coetanei, innamorato alla follia del calcio. Il suo approccio è da vincente, non ci sono dubbi. Il Milan lo ha fatto esordire lo scorso anno sotto la gestione Mihajlovic. Lui, nemmeno una piega. Il ruolo è delicato, regista davanti alla difesa, ma Montella non ne vuole sapere: "perché Locatelli deve essere il futuro quando può benissimo essere il presente?". E allora la storia inizia a scriversi. L'inchiostro comincia a bagnare il prato di San Siro seguendo la scia lasciata dal 'Loca', un diciottenne emozionato che a minuti cambierà il corso degli eventi.
Guida, arbitro della sfida, svolge una parte decisiva nella rincorsa dei rossoneri: l'infuocato Niang sgomma in area ma non subisce fallo. Per il direttore di gara invece, si tratta di rigore. Bacca non perdona e il match torna in bilico, pronto per essere addentato dal giovane astro della scuola calcio rossonera. Anche il clima del Meazza cambia di tono e il giovane rossonero inizia a sentirsi a suo agio. Intanto il Milan inizia a credere nel pareggio e il Sassuolo, finisce per battere la ritirata.
L'occasione è una, come quei treni che passano solo una volta nella vita. La Sliding Doors è servita al minuto 73. Il numero è lo stesso che il giovane Manuel porta sulle spalle e forse anche per questo motivo, qualcosa dice che sì: "questo è il suo momento". Il calcio d'angolo battuto dalla sinistra è lento ma profondo. La difesa neroverde allontana male e sul pallone vagante si scaraventa un esile sognatore, privo di pressione alcuna e con la leggerezza di chi, sa di vivere come in un sogno. Il suo nome è Manuel Locatelli che in una frazione di secondo decide di mandare in estasi uno stadio intero. Il suo calcio al volo è una bellezza rara che fa cadere il muro eretto dagli emiliani. Il pallone va sotto la traversa e il 'Loca' torna bambino, lasciandosi andare ad una corsa tanto pazza quanto emozionante. "Sembra Grosso ai mondiali 2006" esclama qualche nostalgico. In realtà no, non è Grosso. Si tratta solo di Locatelli, un ragazzotto appena maggiorenne che lascia andar via tutta la sua leggerezza dinanzi al mondo.
Le lacrime si mischiano all'incredulità. Il Milan l'ha ripresa per i capelli, e Locatelli e già idolo della Sud. La partita però, deve continuare e il momento per sciogliersi deve essere per forza ritardato un po più in la. Locatelli si ricmpone e torna a centrocampo come se niente fosse. Il raziocinio torna a dominare la mente del giovane, spettatore non pagante di quello che accade appena qualche minuto dopo. Dall'ennesimo calcio d'angolo, questa volta battuto corto, Niang, fattore chiave nella rincorsa, pennella sul secondo palo. Questa volta a Locatelli non serve intervenire: basta la tempia di Gabriel Paletta per far scendere San Siro, risorto dalle ceneri di un match chiuso appena diciassette minuti prima. Già, tutto questo succede in appena 17' di gioco. Diciassette minuti che passano alla storia di questo campionato, del Milan e di Manuel Locatelli, per una notte di inizio ottobre, catapultato nel sogno atteso per una vita intera.
Il triplice fischio dell'incerto Guida è il viatico giusto per la festa, rigorosamente su quel campo inzuppato d'inchiostro, che il Milan inizia a fare intorno al Loca. Lui però, non sembra felice, anzi, l'impressione è quella di un ragazzo affranto da un qualche cosa che travalica i confini di un semplice gol. Lì, proprio in quelle lacrime vere di un ragazzo di sani principi, si cela l'insostenibile leggerezza dell'essere Manuel Locatelli.
Come scrisse nello storico romanzo del 1982 Milan Kundera, l'"Einmal ist Keinmal" rappresenta quell'evento che si verifica una sola volta, ma che in quanto tale, è come se non si fosse mai verificato. Locatelli, dal canto suo ha compiuto un gesto unico. Un gesto che forse non ripeterà più, in una notte che forse non si verificherà più. Per questo, è meglio pensare che la notte di San Siro sia stata una semplice illusione. Un sogno in cui Manuel ha lasciato andare il sinistro come sui campetti vicino casa, libero da ogni pensiero, leggero e senza alcun tipo di pressione.
Per comprendere a pieno Kundera, le sue teorie e il suo paradosso "insostenibile", ci saranno tempi e modi, nel caso in cui la notte, quella del 2 ottobre 2016, non si riveli un semplice sogno, ma assoluta realtà.