E' un Luciano Spalletti visibilmente deluso quello che si è presentato ai microfoni di Sky Sport nel post gara dell'Olimpico di Torino, dove la sua Roma è crollata sotto i colpi di Belotti e dell'ex Iago Falque. Una sconfitta sonora e roboante, per proporzioni e per non-gioco espresso dalla sua squadra, che lontano da casa stenta a ritrovarsi. Una sconfitta nella quale il tecnico toscano ci mette la faccia in prima persona, senza nascondersi.
"Purtroppo la nostra storia dice che non riusciamo a mantenere un livello di impegno e di sforzo nei duelli della partita, nella corsa, nell'aiutarsi. Abbiamo alti e bassi e questo va tolto durante la settimana. L'allenatore, se c'è questo, è il primo ad essere colpevole. Non li fa abituare ad avere un andamento regolare. Noi abbiamo visto troppe volte ch abbiamo di squadra alti e bassi nel lungo periodo. Non è l'episodio che mi interessa, ma lo storico. Con me e con altri allenatori".
Nell'analisi tattica della gara, le motivazioni del tecnico su cosa non sia andato per il verso giusto: "Va considerata la squadra, ci siamo allungati troppo e la difesa ha reagito come reparto solo. La squadra non ha trovato le distanze giuste per aiutare la difesa. Cattiveria? Un po' di determinazione ci manca, ci sta di sbagliare qualche occasione importante. Oggi le occasioni sbagliate potevano direzionare la partita. Poi noi abbiamo concesso la prima e il Torino è stato bravo a sfruttarla". E su Totti: "In quel momento gli ho chiesto di stare basso, non doveva ingolfarsi nel traffico della difesa del Torino. Lì c'era troppa densità se facevi la scelta da cinque metri dietro era meglio".
Infine, una battuta su un tema che a Roma è ricorrente un giorno si e l'altro pure, quello che riguarda l'entusiasmo della piazza, al quale fa spesso da contraltare una delusione ed una sfiducia di massa quando le cose non vanno per il verso giusto: "Quando viviamo l'entusiasmo di una piazza fa di più di quello che normalmente accade. Invece alle prime difficoltà si abbassa e va in confusione. Alti e bassi mentali? Sì, perché va ad essere interessata la natura tecnica. Ma è sempre da un po' di presunzione di aspettare che le cose accadano da sole perché ho un nome, un blasone, una qualità. La direzione del successo non è così. È la strada opposta".