Luigi Delneri l'Udinese non l'ha mai allenata. Ci andò vicino nel 2014, ma la trattativa saltò per disaccordi sul mercato. Il tecnico comunque è molto legato al Friuli, essendo la sua terra natia e avendo giocato in bianconero per due anni. Il Messaggero Veneto dunque lo ha raggiunto per un parere sull'attuale situazione delle zebrette.
Elogi soprattutto per Fofana.
«Mi è piaciuto molto, l’ho visto a Roma e mi ha colpito. Ha struttura, forza fisica, è bravo in fase di appoggio, ed è un giocatore che di impatto vedi subito, per gli altri, come Peñaranda, serve un po’ più di tempo. Su Kums, invece, rimando il giudizio perché non lo conosco. L’Udinese è da sempre molto attenta negli acquisti e brava a far emergere la qualità dei calciatori, quindi spero che questo centrocampista faccia al caso suo. Serve tempo, per costruire non bisogna avere fretta. Credo che l’Udinese come struttura abbia cambiato poco e teoricamente come idea di gioco è già amalgamata. Penso che i bianconeri possano ambire a una posizione di media classifica, con soddisfazione».
Mister Delneri, come giudica il cambio di modulo che sta effettuando Iachini in questi giorni?
«Personalmente modifiche così a me non piacciono. Se in due o tre mesi di preparazione non hai provato situazioni importanti diverse è inutile cambiare. Un’idea di calcio precisa l’Udinese l’ha sempre avuta, da Zaccheroni in poi. Giocare a quattro dietro, certo, ci può stare visti gli uomini che ci sono a disposizione, l’importante è impiegarli bene. Penso che Iachini sia in grado di far giocare bene la sua squadra e se ha deciso di cambiare lo avrà fatto con cognizione di causa. Stiamo parlando di un allenatore capace, che ha girato parecchie piazze e che ha lavorato in molte maniere. Sono convinto che l’Udinese con il suo stadio e il suo ambiente abbia tutto in regola per fare bene».
Gino Pozzo ha garantito un ritorno al passato, all’Udinese che investe sui giovani per riproporsi a buoni livelli. È la politica giusta o il calcio è mutato troppo negli ultimi anni?
«L’importante è avere un modello, che non può essere un giovane. Un giovane inserito in una struttura fa il modello. È giusto che l’Udinese ragioni sulla crescita dei suoi in prospettiva, ma deve esserci in squadra anche qualche “vecchietto”, come era Di Natale, che sia da stimolo ai giovani, che non possono progredire stando solo tra di loro. Non dimentichiamo che Sanchez è cresciuto con Totò. Gino Pozzo dice bene quando afferma che i ragazzi devono avere una precisa identità, e se questa è l’idea della società i risultati arriveranno. A volte per andare avanti bisogna tornare indietro e portare il passato nel 2016, perché il calcio è sempre lo stesso nelle sue fondamenta».
Come vede la serie A quest’anno?
«In coda non riesco a individuare chi lotterà per la salvezza, forse potrebbe pagare dazio il Crotone. In testa la Juve appare imbattibile, ma io vedo come antagonista il Napoli, che ha fatto acquisti mirati e si è consolidata».
Quale sarà il futuro di Del Neri?
«Sono in attesa. Ho voglia di fare calcio ancora per qualche anno, preferibilmente in Italia, ma se arrivasse un’offerta dall’estero che mi permettesse di insegnare calcio, forse accetterei».