Nell'anticipo serale di sabato, il Napoli ha avuto la meglio sul Milan per 4-2 grazie alle doppiette di Milik e Callejon. I rossoneri hanno approcciato la partita alla meglio, crollando però dopo il primo (abbastanza fortunoso) vantaggio napoletano. Da lì in poi, dominio partenopeo condito dal raddoppio dello stesso Milik per portare le squadre negli spogliatoi. Ad inizio secondo tempo, la reazione: con Bacca in ombra, Niang e Suso si sono caricati la squadra sulle spalle firmando le due brillanti giocate del 2-2. Con la partita in bilico, l'espulsione di Kucka e l'ingresso di Zielinski voluto – dalla tribuna – da Sarri hanno facendo pendere la bilancia verso i padroni di casa grazie ad uno scatenato Dries Mertens.
All'indomani della prima sconfitta ufficiale, Vincenzo Montella si ritrova a tirare le somme della sua squadra, tra note positive ed i soliti, annosi problemi. Andiamo ad analizzare insieme il momento dei rossoneri aspettando la sosta delle nazionali.
L'attacco va
Per iniziare, le note positive: tra tutte, l'attacco. Nonostante la mancanza di alternative valide (Luiz Adriano e Honda non hanno mai convinto totalmente, Lapadula è ancora da scoprire), al momento il tridente offensivo fa il suo dovere. Un Carlos Bacca che segna tre gol col Torino, Niang e Suso che lo soccorrono con due prestazioni di rilievo quando il colombiano sparisce un po' contro il Napoli. Cinque gol in due partite promettono bene, ma soprattutto è da rilevare la buona intesa nello giocare il pallone tra i due esterni ed i corrispettivi di centrocampo e difesa. In particolare, la coppia Abate-Suso, col continuo gioco di sovrapposizioni ed inserimenti, ha dimostrato di poter mettere in difficoltà anche un terzino agile come Ghoulam, costringendo Allan e Jorginho al raddoppio quasi costante. Dall'altra parte, Bonaventura come mezzala di centrocampo può attaccare lo spazio in verticale approfittando del più “abbottonato” De Sciglio e di Mbaye Niang che tende ad accentrarsi per prendere palla sui piedi. Insomma, nella duttilità tattica in fase di possesso si nota la mano di Montella, che continua a perseguire una strada ben precisa: palla a terra, fatta girare velocemente e verticalizzazioni sugli esterni non appena possibile.
C'è un gioco
Una delle critiche piovute più di frequente sulla gestione Inzaghi e poi su quella Mihajlovic è quella della mancanza di idee precise: ripartenze veloci, punti cardine nella formazione titolare, ma spesso i rossoneri sembravano spaesati con la palla tra i piedi, soprattutto a centrocampo. Rispetto allo scorso anno gli interpreti non sono cambiati. Quello che è cambiato è il modulo: Montolivo, nonostante lui stesso si definisca interno di centrocampo, è ormai adattato al ruolo di mediano, e soprattutto sembra molto più a suo agio con due “scudieri” come Kucka e Bonaventura a fornire la corsa ed i muscoli che nel 4-4-2 della scorsa stagione a volte mancavano. I giocatori in campo si trovano con facilità, e sia contro il Torino che contro il Napoli sono riusciti a tenere il mano il pallino del gioco. Il problema, però, è nel mantenerlo: nella prima partita il calo fu fisico, col rientro granata nel finale, mentre contro il Napoli il crollo è stato psicologico. Dal primo gol di Milik a quello di Niang, infatti, i rossoneri non sono riusciti più ad uscire palla al piede, soffrendo anche il pressing più alto della banda di Sarri. L'ideale per l'ex-tecnico della Sampdoria sarebbe raggiungere un grado di maturità e fiducia tale da poter tenere in mano ed amministrare il gioco anche quando il punteggio o il fisico tendono verso la parte opposta. La sensazione è che il sentiero, per quanto irto e tortuoso, sia quelllo giusto.
Difesa, cara vecchia nemica
Cinque gol segnati vanno benissimo, sei gol subiti in due partite assolutamente no. Alessandro Romagnoli è un pilastro per il futuro più che per il presente, ed accanto a lui continuano ad alternarsi onesti mestieranti, ma non giocatori di spessore. Sparito da tutti i radar Rodrigo Ely, condannato da Mihajlovic prima e dagli infortuni poi, partiti gli esperti Mexes ed Alex, nelle prime due uscite sono stati provati Paletta e Gustavo Gomez, entrambi leggermente sotto la sufficienza. Alla difesa rossonera manca sicurezza in quasi tutti i momenti della partita: nella gestione della linea del fuorigioco, nelle coperture sugli errori, ma soprattutto nelle palle inattive. Troppe le disattenzioni, se ne parla da anni, ma il problema è ancora lì. Ieri ha colpito Milik, nella partita contro il Torino fu Belotti: i rossoneri soffrono non solo i piazzati, ma in generale tutti i traversoni nel cuore dell'area. Lontano il ricordo di Thiago Silva e Nesta, sta a Montella cercare la combinazione giusta, limitatamente agli uomini a disposizione, per cercare di arginare il problema.
La grinta va e viene
Venti minuti brillanti, poi venticinque di blackout dopo il gol del Napoli. Un grande inizio di ripresa, poi il crollo dopo essere rimasti in inferiorità numerica. Il Milan di Montella per ora segue le orme di quello di Mihajlovic: la corrente va e viene non solo a distanza di una partita, ma anche più volte nello stesso match. Il caos di proprietà, le pressioni sui giocatori, il mercato balbettante, i mille cambi in panchina: la sfera psicologica attorno ai rossoneri è incredibilmente fragile, e l'identità di squadra non è solida da tanto, tanto tempo. Chi scende in campo non lo fa quasi mai tranquillo, e questo rende più suscettibili agli episodi tutti i giocatori. I problemi sono molteplici: dai lunghi blackout nella circolazione di palla, come quello di ieri, alla mancanza di attenzione difensiva lungo i novanta minuti, agli eccessi di aggressività insensati.
Due stagioni fa i sette volte campioni d'europa sono risultati la squadra più espulsa dal campionato con 12 rossi, mentre lo scorso anno furono solo tre. Montella non è riuscito a proseguire la tendenza positiva, avendo eguagliato il suo predecessore già alla seconda giornata: Paletta che rischiava di compromettere la vittoria contro il Torino, Kucka e Niang che con due sciocchezze hanno compromesso il finale contro il Napoli. I campionati si affrontano anche (e soprattutto) con la tenuta mentale e con la gestione dei nervi. Il temperamento aggressivo va bene, ma deve rimanere funzionale alla squadra.