La data è di quelle da fissare, l'evento è epocale e le conseguenze della tanto attesa cessione potrebbero rivoluzionare l'inero panorama calcistico italiano. Dopo trent'anni di presidenza con 28 trofei all'attivo, Silvio Berlusconi ha deciso di fare un passo indietro, arrivando alla firma di un accordo preliminare per la cessione del Milan sulla base di 740 milioni debiti compresi.
A porre la firma sull'accordo siglato da Fininvest, azionista di maggioranza del Milan, è stata una cordata cinese che nell'ignoto è riuscita ad entrare in corsa, scavalcare i contendenti e bruciarli in volata. Niente Mr. Bee, niente Sonny Wu, niente Galatioto o Gancikoff; il Milan passerà entro la fine dell'anno sotto la proprietà della Sino-Europe Sports Investment Management Changxing, una società di matrice cinese, definita società veicolo dato che in essa confluiscono una pluralità di investitori.
Nella convulsa ed incredibile giornata di ieri, le voci sono state assolutamente discordanti tanto che in un primo momento si era arrivato a diffondere notizie false. A smentire informatori e agenzie stampa, alle 14.00 è arrivato il comunicato ufficiale di Fininvest in cui è stata ufficializzata la firma del preliminare, avvenuta tra Berlusconi e Han Li a Villa Certosa, in Sardegna.
La holding che per trent'anni è stata a capo del Milan, nel comunicato stampa ha dato qualche informazione in più su cui lavorare: tra gli investitori che fanno parte della Sino-Europe Sports Investment Management Changxing, vengono citati Yonghong Li, chairman della stessa società veicolo, presente nel momento della firma del preliminare, e Haixia Capital, fondo di Stato cinese per lo sviluppo e gli investimenti.
Proprio questi soggetti, pubblici - come il governo cinese - e privati - come Yonghong Li - sembrano essere gli artefici principali dell'acquisizione del club rossonero.
La presenza della Haixia Capital, conferma l'intenzione da parte del governo cinese di sviluppare anche all'estero il prodotto calcio, nuovo cruccio degli asiatici che negli ultimi anni hanno studiato un interessante piano di crescita che prevede anche di ospitare e vincere i mondiali di calcio del 2030. Questa società, nata nel 2010 per controllare gli affari del governo cinese, tra le altre cose di matrice comunista, dovrebbe detenere una quota pari al 15% del gruppo e dunque risultare tra i maggiori azionisti di questa complessa ed articolata operazione.
Passando alla figura di Yonghong Li, costui può essere definito come il capocordata, l'uomo che ha giocato un ruolo da protagonista sedendosi al tavolo di Berlusconi per trattare in prima persona. Li è il presidente della Sino-Europe Sports Investment Management Changxing, ma in realtà, di lui e del suo passato non si conosce molto.
Quest'uomo è titolare della finanziaria Jie Ande, ma digitando il suo nome su un qualunque motore di ricerca appare ben poco. Non è inserito in alcuna classifica stilata da siti autorevoli come Frobes, ne compare tra gli uomini più ricchi della Cina.
Alcune fonti asiatiche lo hanno accostato alla vicenda Panama Papers, situazione molto nota ma allo stesso tempo complessa e di difficile interpretazione che è meglio non trattare in questa sede. Un ultima possibile connessione lo riconduce ancora a Panama dato che spulciando nel web, Li è classificato come azionista della Alkimiaconst, società con sede proprio in quel di Panama.
Quel che è certo, è che di quest'uomo non si hanno notizie certe, ne una scheda ben definita. D'altronde, tutta la Sino-Europe Sports Investment Management Changxing, società di cui è a capo, risulta molto complessa oltre che frazionata in molte entità diverse.
Fininvest ha svelato solo questi nomi, ribadendo però, che dietro la società che sta acquistando il Milan sono presenti molti altri soggetti, tutti in qualche modo legati alla società di Li.
Un organigramma avvolto nell'ombra che solo il tempo, nel momento in cui il Milan sarà tutto cinese, verrà definitivamente svelato. Per il momento, in attesa che tutto ciò si concretizzi restano sono alcuni misteri irrisolti.