Gigi Buffon traccia, nel salotto di Tiki Taka, un bilancio di stagione. Titolo dolce, al termine di un'annata marcata dalle parole e dalle prestazioni del numero uno. La strigliata ai compagni dopo la disfatta col Sassuolo, le risposte, di qualità, in campo, quasi a scherzare lo scorrere delle lancette, il richiamo del tempo.
L'attenzione volge all'ultimo impegno, almeno a livello di club. La finale di Coppa con il Milan non è da sottovalutare, perchè il Diavolo è ferito e ha, proprio in Coppa, l'appiglio per agganciare l'Europa.
"In una partita singola il Milan può fare risultato con chiunque. Ha una rosa di grandissimo valore che noi dobbiamo rispettare".
Il plauso di Buffon va ad Allegri. Fondamentale l'impronta del tecnico nel ritorno bianconero. Intelligente, Allegri, nel capire le dinamiche di squadra, nel cambiare per invertire il trend negativo. Un rapporto non solo professionale, ma anche umano.
"Mi ha colpito il cambiamento che ha avuto, l’impatto diverso da inizio novembre in poi: se abbiamo fatto questa rimonta è perché lui ha stravolto il suo modo di rapportarsi coi giocatori. È stato il nostro valore aggiunto".
Il titolo da poco in archivio è il più importante, perché arriva dopo una risalita ostica, impronosticabile. Dal baratro al Paradiso, con un filotto figlio di carattere e mentalità. Un incedere prepotente, a sottolineare la differenza marcata dalle altre compagini di prima fascia.
"È stato quello che ha mostrato le vere qualità della Juve e degli uomini che la compongono: mai come quest’anno c’era bisogno di una squadra con immutata la voglia di sorprendere ancora, la voglia di non accettare un destino che sembrava segnato e che poteva far pensare ad una normale e preventivabile annata di transizione, dopo quattro campionati vinti e tanti giocatori cambiati".
La Champions è il cruccio bianconero. Una finale alla pari - per larghi tratti - con il Barcellona, poi una dolorosa eliminazione in Baviera, a un passo dal colpo. Buffon evidenzia i differenti risultati tra campionato e Coppa, ma non fa drammi. Sull'ultimo rettilineo di carriera, l'obiettivo è chiaro, alzare la massima competizione per club. Senza ossessioni.
"Inconsapevolmente e paradossalmente ci siamo andati più vicino quest’anno rispetto all’anno scorso, perché se avessimo passato con il Bayern te la saresti giocata almeno alla pari con tutte, per come si è sviluppata poi la competizione. Ma non scambierei nessuno scudetto per una Champions: se ne ho vinti 9 e 0 Champions significa che meritavo questo. Mi auguro di avere ancora due anni ad alti livelli e li focalizzerò sulla questione Champions, che però non è un’ossessione: è una bella esperienza, che mi piace vivere".
Chiusura per Pogba, giocatore senza eguali. Un binomio di classe e prestanza, un giocatore con soluzioni straordinarie e un fisico imponente.
"È un avatar prestato al nostro campionato: uno strapotere tecnico, fisico e di personalità come lo ha lui l’ho visto in pochi giocatori in tutta la mia carriera".