Ripartire dopo una batosta non è facile. Ripartire dopo una batosta di rimonta, dopo essere stati a un minuto dalla qualificazione (perlopiù all'Allianz Arena, mica uno stadio qualsiasi) è roba da Juve. Gli uomini di Allegri trovano nel ritorno degli ottavi di Champions League un'altra lezione importantissima: per un'ora è funzionato tutto alla perfezione per la squadra bianconera, poi errori di concentrazione, stanchezza fisica, padroni di casa lucidi e si va a casa. Qual è lo stato della Juve?
Potremmo definirla una squadra a due facce: la prima, vista per 65-70 minuti, bellissima, praticamente perfetta, che subisce una sola azione degna di nota in più di un'ora contro il Bayern Monaco e nonostante le assenze svariate fa spettacolo in velocità, con qualità e precisione. Un'armonia al limite del possibile, tutto giostrato alla grande da mister Allegri che esegue un capolavoro tattico. Anche in difesa il solito sacrificio, concentrazione massima: praticamente una squadra in grado di battere chiunque (sì, anche quelli spagnoli a cui state pensando in questo momento) persino con merito, che si concede di chiudere il primo tempo sullo 0-2 che sta pure stretto per un gol regolare annullato e un paio di occasioni clamorose fallite. L'immagine migliore della partita è quella di una Juve che prende per il collo l'avversario e lo sbatte al muro fino a quando non arriva qualcosa di buono.
Poi? Poi sopraggiungono tante cose, come un fulmine in una giornata serena, all'improvviso: prima l'assedio disperato degli avversari, poi la condizione atletica che fisiologicamente cala e porta con sè la concentrazione, l'attacco che perde Morata (stanchissimo) e lascia spazio a un Mandzukic che sembra quello che tanto preoccupava a inizio stagione, tutto si inceppa, i tedeschi fanno 1-2 su una disattenzione di Bonucci. E poi fanno 2-2. Supplementari: 3-2 e 4-2. La Juve è passiva, crolla e perde tutto sommato giustamente. Una lezione da imparare e tenere a mente: la canzoncina che tutti conosciamo della Champions rende tutto possibile. Qua fuori non ti puoi permettere niente, gli avversari di livello non perdonano, poi ci si mette pure un po' di sfortuna...
Il passato è passato: non c'è niente di drammatico, uscire col Bayern ci sta, alla fin fine. Non così, ma ci sta. Allegri e i suoi giocatori terranno la lezione bene in mente in una serata di Champions dal sapore amaro ma dall'importanza in positivo da non sottovalutare. Qual è il metodo da usare? Beh, il solito metodo bianconero: vincere, a partire dalla partita della prossima domenica alle 15 contro il Torino in un derby enigmatico che potrebbe nascondere delle insidie. E' come un contropiede di quelli tanto belli fatti ieri sera nei primi 70 minuti: sta ai bianconeri completarlo e magari realizzarlo per cancellare, fin da subito, questo momento.