Due facce della stessa medaglia, moneta, persona, squadra. Il bianco e il nero, gli opposti senza vie di mezzo. Colori non casuali evidentemente, visto che la Juventus è stata tale: nera e bianca, scegliete voi quale colore corrisponda all'atteggiamento. Quella nera di rabbia dell'ultima mezz'ora e quella bianca candida e sorpresa della prima ora? O quella che brancolava nel buio prima e che ha trovato la luce poi? Differenza ne fa poca, decisamente poca. Ciò che davvero ha fatto la differenza è semplicemente l'atteggiamento, la voglia, la grinta e la caparbietà. Ma andiamo per gradi. Anzi, come in un film di Quentin Tarantino, per capitoli.

Capitolo 1: l'approccio alla gara - Pronti, via. 4-4-2, linee strette e compatte, con l'attenzione sulle due fasce agli esterni larghissimi. Gli attaccanti devono aiutare, nel primo quarto d'ora nascono un paio di ripartenze pericolose non sfruttate benissimo. Nascono dai lanci lunghi, un tema che doveva essere ricorrente ma che in realtà è stato sfruttato malissimo. E il Bayern? il solito. Possesso palla alla ricerca di spazi sulle corsie esterne, magari un possesso visto e stra visto, ma che imbriglia perchè portato da 10 uomini, tanto dietro c'è il portiere/libero... 

Capitolo 2: primi segni di cedimento - La Juve resiste, ma non convince l'atteggiamento: troppo schiacciata, estremamente bassa anche con gli attaccanti, mai in grado di ripartire e con dei tentativi di disimpegno troppo complicati che fanno arrabbiare soprattutto Mario Mandzukic, baluardo offensivo che gioca la solita gara tutto cuore. Chiama i suoi compagni, li invita a pressare e stare alti, ma predica nel deserto. Dybala potrebbe partire in qualche occasione, ma sente la pressione. Il centrocampo non regge più, e i tedeschi cominciano a sparare i primi colpi.

Capitolo 3: il crollo - Scontato, inevitabile. La rete arriva dopo una carambola anche sfortunata, ma non si può dire che il gol non fosse meritato. Tutt'altro. Lo 0-1 è quasi un lusso, visto che col passare dei minuti non era cambiato molto, anche se un paio di palle inattive e ripartenze erano state costruite dagli uomini di Allegri. Nulla da dire però. Il gol quantomeno fa suscitare qualcosa dentro alla Juve, che immediatamente si riversa in avanti, non trovando il pareggio.

Capitolo 4: la prima mossa - Allegri sorprende. Non guarda in faccia nessuno, non serve in questo tipo di partite pensare al resto della stagione. Fuori Marchisio e dentro Hernanes. I nasi cominciano a storcersi, dubbi assalgono tutti i tifosi, ma è un cambio necessario: il numero 8 era stato deludente nel primo tempo, giocando una gara passiva, subendo eccessivamente e non tenendo alta la squadra, senza mai cambiare gioco. Il profeta da subito la cambia con la personalità, strappa primi applausi e sorrisi ai tifosi.

Capitolo 5: riscossa e contro-riscossa - Sembrava esserci una partita, prima che la Juve commettesse l'Errore, non per caso con la E maiuscola: lasciare gli spazi al Bayern per le ripartenze. Ovviamente Robben, Lewandowski e Muller ringraziano, fuggono e firmano il raddoppio che sa di gara in cassaforte. Affranti, i tifosi bianconeri sugli spalti, resta una flebile voce di qualcuno che ancora ci crede, ma i colossi fanno ancora più paura. Peccato, perchè i primi 10 minuti erano stati buoni per atteggiamento.

Capitolo 6: Mario suona la carica - Nel momento in cui la ritirata sembrava essere ormai necessaria, ecco l'episodio: improvvisamente, sotto 2-0, la Juventus sente di non avere più nulla da perdere. Mandzukic comincia a guidare il pressing, la squadra alza il proprio baricentro di diversi metri. Il Bayern si piace troppo, Kimmich controlla male un pallone che termina tra i piedi di Mandzukic, glaciale a mettere Dybala in porta: nel primo tempo forse l'avrebbe sbagliata, ma stavolta è diverso, stavolta la palla può solo finire in rete. 1-2, comincia un'altra partita: il Bayern si spaventa, Cuadrado si mangia il 2-2, ma ormai la Juve vola sulle ali di un entusiasmo che era mancato.

Capitolo 7: sul piano fisico - Picchia, la Juve. Mandzukic è una furia, pressa ovunque, ogni palla vagante e non deve essere sua. Accelera i ritmi, va faccia a faccia con Lewandowski. D'altro canto il suo conto con il Bayern (specialmente con il polacco e Guardiola) è più che aperto e ha altri 90 minuti al ritorno. Allegri cambia, ha visto come va la partita e vuole, saggiamente, altro sangue: dentro Stefano Sturaro e Morata. Cambi da 10 e lode, compreso Hernanes: volenti o nolenti, la partita la gira lui coi cambi di gioco. E non perde un pallone nonostante tenti spesso il dribbling.

Capitolo 8: aggancio e finale alla pari - Cross del secondo, innocuo, se non fosse che il primo anticipa di punta e insacca. La Juve che sputa sangue pareggia in 20 minuti di energia massima il conto con la seconda squadra più forte d'Europa. E se la gioca anche nel finale, con un paio di occasioni, anche se dietro deve comunque soffrire. Il 2-2 è un buon risultato, per come si era messa. Alzare il baricentro è stato decisivo, come chiedeva Mandzukic nel primo tempo.

Come in ogni film che si rispetti, sono presenti svariati turning point, il principale è ovviamente il gol di Dybala, quello che crea netta separazione tra la prima versione e la seconda versione della Juventus. Quello messo in campo dai bianconeri dopo il 60esimo circa va ben oltre la tecnica, la tattica e qualsiasi altra cosa. E' qualcosa che scatta dentro, che fa dire "no, io non ci sto", quel qualcosa che, in maniera differente, è scattato dopo la sconfitta di Sassuolo in campionato.

Nelle difficoltà questa squadra trova la forza. Certo, sarebbe meglio non trovarsi in certe situazioni, ma la capacità di reagire, di non crollare, di rimanere in piedi e con la faccia sporca continuare a combattere fino a sovrastare fisicamente gli avversari, è qualcosa di esclusivo delle grandi squadre. Degli Inglorious Basterds, guidati su tutti Mario Mandzukic, l'Aldo Raine della situazione.

Con un pareggio la Juventus vola all'Allianz, un 2-2 da non difendere, ma che mantiene i giochi assolutamente aperti. Giocare una partita tutta in difesa potrebbe non bastare, servirà anche avere quella faccia tosta propria di quella banda di americani sbarcati in territorio teutonico. Per uscirne vincitori non basterà la forza, serviranno testa e strategia. Gli scalpi tedeschi potrebbero valere la qualificazione, e a quel punto forse il prefisso in- potrebbe davvero sparire. Anche se la strada per Milano è ancora lunghissima, la tappa di Monaco di Baviera spaventa un po' di meno.