Sinisa Mihajlovic, a fine partita, dice di stare bene in trincea. Da quando è arrivato sulla panchina del Milan, in effetti, il serbo ci ha ormai fatto l'abitudine a stare in situazioni scomode e poco confortevoli. Ogni settimana, o quasi, un esame decisivo, una partita da dentro o fuori, un'ultima spiaggia che costringerà il serbo a passare le prossime vacanze in montagna. Non prima di essere andato a caccia di rivincite sul campo e rimonte in classifica, come da lui stesso ammesso.

Battute a parte, la vittoria del Milan di ieri sera è quasi più importante per la testa e la psicologia della squadra che non per il reale peso che assume in ottica classifica. Un girone fa il Milan non aveva mai tirato in porta a Firenze, questa volta ci è riuscito e, fondamentale, è stato bravo a sfruttare quello che ha creato. Meno, magari, rispetto ad altre giornate, ma il risultato, ora della fine è stato diverso. In linea con quanto chiesto alla squadra proprio dallo stesso Mihajlovic alla vigilia della partita di ieri sera. Il Milan, ieri, ha avuto un atteggiamento che avrà fatto storcere il naso a qualcuno, ma che sembra quello più adatto a questa squadra. Proprio come accadde a Roma contro la Lazio, in un'altra vittoria convincente, difesa, o meglio fase difensiva di tutta la squadra, impermeabile, da provinciale più contropiede fulmineo e se hai uno come Bacca che con 19 tiri nello specchio della porta segna 9 reti tutto sommato può non essere un'idea così malvagia. Naturalmene dai piani alti pretenderebbero bel gioco e risultati tutti in una volta, ma a volte bisogna sapersi accontentare di piccoli segnali come quello di ieri sera.

La classifica ora è un po' più corta e nel girone d'andata il Milan di Mihajlovic ha sbagliato tutte le partite che hanno seguito una prestazione convincente o un periodo positivo alla voce punti raccolti. Con l'Empoli, Sabato prossimo, sarà quindi interessante capire se ci sia stata una crescita sotto questo punto di vista, oppure se si continuerà sull'onda di alti e bassi delle ultime stagioni. Se non altro la squadra inizia ad avere delle certezze radicate che aumentano la sicurezza e la tranquillità di tutti quelli che scendono in campo. Alzi la mano chi si ricorda ad ogni partita che Donnarumma ha 16 anni e chi farebbe a meno di Romagnoli, Bonaventura e Bacca. Se poi dalla panchina i segnali che arrivano sono quelli di Boateng, allora il lavoro di Mihajlovic non è tutto quanto da buttare.

Finalmente una vittoria contro una squadra che precede il Milan in classifica come la Fiorentina e a San Siro, severo giudice in negativo, ma anche capace di riconoscere le cose buone quando la squadra le mette in mostra. Montolivo, passato dai fischi agli applausi convinti in due settimane, è l'esempio più recente della curva emozionale sempre instabile di un ambiente sospeso da troppo tra pallide certezze e brucianti delusioni.