Tutto molto semplice, molto elementare e, perchè no, molto soddisfacente. L'ottava vittoria in fila della Juventus in Serie A è un agevole 3-0 ai danni del povero Hellas Verona, che tutto sommato gioca una partita dignitosissima e di meglio probabilmente non poteva fare, ma deve arrendersi a una Juve ritrovata, oramai nuovamente in corsa per lo scudetto, che non recupera punti su chi le sta davanti (Napoli, Inter e Fiorentina tutte vincenti) ma allunga su chi insegue (Roma e, perchè no, Milan).

Le preoccupazioni di Massimiliano Allegri alla vigilia, ovvero quelle di non ripetere gli errori commessi contro il Carpi e altre riguardanti il fatto che la partita dopo la pausa è sempre complicata, vengono spazzate via dopo 8 minuti, e figurarsi se non doveva esserci in mezzo Paulo Dybala, con una punizione magistrale e un gol direttamente da calcio piazzato che mancava dall'ultima perla di Pirlo nel derby il 26 aprile 2015. Ovviamente parliam di campionato, in Coppa Italia ricordiamo il siluro di Pogba, sempre al Torino.

La Joya aggiunge così un altro pezzo a un repertorio che già spaventava di suo, ma che ora appare ulteriormente completo. Già lo scorso anno a Palermo aveva dimostrato di avere una certa dimestichezza coi calci piazzati, ma per ora in bianconero non aveva ottenuto gli stessi risultati.

Ottenuto il vantaggio, i bianconeri hanno impostato una partita di attesa e ripartenza, sfruttando anche le caratteristiche del Verona targato Delneri, ovvero il possesso palla e la ricerca di spazi. E la Juve un brivido l'ha anche corso sulla rovesciata di Pazzini, col miracolo di Buffon. Anche questo è cambiato rispetto all'inizio: per coincidenze astrali, per sfortuna o per demerito, probabilmente tre mesi fa quella palla sarebbe entrata. D'altro canto anche questo fa la differenza.

La Juve del primo tempo, quella dopo il vantaggio, è una squadra che non vuole forzare i ritmi, ma attende pazientemente dietro, lascia quasi "sfogare" il Verona per poi colpire in ripartenza. In ogni caso, ogni volta che i bianconeri si sono fatti vedere in avanti, c'è stato bisogno di un gran Gollini (su Morata e su Marchisio in particolare), anche se i bianconeri potevano probabilmente fare meglio.

All'intervallo Allegri è comunque rientrato soddisfatto negli spogliatoi, perchè il punteggio recitava "2-0". Solo con la Lazio la Juve aveva ottenuto il doppio vantaggio già nel primo tempo. Il raddoppio lo firma Bonucci con il classico colpo di testa su punizione (di fatto un corner, vista la posizione) del solito Dybala. Il suo colpo di testa rappresenta il secondo gol realizzato direttamente da palla inattiva (rigori esclusi) in stagione, il precedente era stato quello di Evra ad Empoli.

La ripresa è più che altro una passerella, perchè succede davvero molto poco, in generale. Occasioni non se ne vedono, i ritmi non si alzano e il Verona sembra piuttosto rassegnato. Ovviamente gli scaligeri non sono venuti allo Stadium con l'obiettivo minimo di trovare punti salvezza, sono altre le partite che la squadra di Delneri deve vincere. In ogni caso, l'assenza di Toni ha pesato nell'economia offensiva, mentre in difesa si è visto un buon Moras, ultimo baluardo insieme a Gollini.

Allegri ha mescolato un po' le carte nella ripresa, mandando in campo soprattutto Simone Zaza al posto di un buon Morata. Lo spagnolo ha tirato in porta molto poco, troppo poco per essere un attaccante (una volta davvero pericoloso) ma il pressing, l'abnegazione e la voglia rendono comunque più che positiva la sua prestazione. E Zaza? Ovviamente è andato in gol. La sua media stagionale si abbassa a uno ogni 63 minuti. E l'ennesima rete contribuisce al volerlo blindare, difficilmente se ne andrà a Gennaio.

Note negative sono poche, senza dubbio l'ammonizione di Marchisio che lo costringe a saltare Sampdoria - Juventus (domenica sera alle 20.45), per il resto buoni segnali da tutti. Pogba sempre più dominante e in crescita, Caceres in netta ripresa, il solito Khedira, l'altrettanto solido stantuffo Alex Sandro. Insomma, niente di nuovo al fronte. Il 2016 ricomincia come si era concluso il 2015, con una grande Juve, con le solite ambizioni.