Continua la personale analisi delle ventidue compagini di Serie B, andando a sottolineare il girone di andata di due squadre vicine in classifica ma con sentimenti ed obiettivi di stagione iniziali agli antipodi: Brescia e Bari. I lombardi pensavano di dover lottare per non retrocedere, i pugliesi contavano di trionfare e di giocarsi il titolo con il Cagliari. Entrambi hanno dovuto cambiare in corsa, confermando però realtà difficili da affrontare.
Si parte con il Brescia, in pochi mesi dalle stalle alle stelle: la leonessa è partita male, con un solo punto in tre gare, per poi riprendersi inanellando otto risultati utili consecutivi che l'hanno promossa fra le grandi. Da allora un andamento costante e tante belle soddisfazioni, prima su tutte il 4-0 al Cagliari. Il Brescia gioca un calcio incentrato sull'Airone Caracciolo, ha segnato tanto (31 reti) e subito abbastanza, con 26 centri nella propria porta. Il punto di forza dei lombardi consiste proprio nella colettività, come dimostrano i vari gol distribuiti tra i giocatori: a 9 reti si piazza Geijco, a 7 l'Airone, a 5 Kupisz, solo tre dei tanti operai della fabbrica del gol. Il girone di ritorno confermerà o smentirà il percorso delle rondinelle, di sicuro ora formazione tra le più in forma.
Diverso discorso, invece, per il Bari: i galletti, come ormai capita da tre anni, hanno costruito in estate una rosa forte e competitiva, per poi non riuscire ancora una volta ad emergere. Per carità, i punti ci sono, ma tre sconfitte consecutive sono un bottino troppo esangue per puntare alla promozione. I baresi scendono sempre in campo in modo offensivo e spesso peccano di sbilanciamento, subendo così sanguinose ripartenze. Il rapporto gol fatti/subiti è costante, stazionante sui 25/22, quasi un ossimorico simbolo rispetto all'altalena dei risultati, che hanno portato all'esonero di Nicola. Discutibile, soprattutto considerando i risultati delle altre squadre che hanno optato per la medesima scelta. Vedremo come finirà.