Difficile, se non impossibile trovare parole contenute nel vocabolario per definire al meglio questi tre alieni che stanno compiendo imprese e numeri che vanno letteralmente al di fuori dell'ordinario. Incomprensibile, quasi magico, come quell'oggetto sferico possa calamitarsi sui piedi di costoro in una frazione di secondo, in una velocità ancora non visibile per l'occhio umano. Ma Messi, Suarez e Neymar non fanno parte della nostra categoria, troppo per questo mondo. Chi ama il gioco del calcio come poesia e voglia di segnare dal primo all'ultimo minuto, può leccarsi i baffi ogni volta che inizi il week-end per ammirare le gesta di questi tre fuoriclasse capaci di far venire la pelle d'oca anche chi il calcio non lo mastica tanto.
Sbriciolare ogni record possibile, divertire, incantare gli occhi della platea anche rivale. Questo è l'obiettivo del Barcellona 2.0 di Luis Enrique traghettato dai tre moschettieri li davanti che riescono ad intendersi attraverso un alchimia che nasce fuori dal campo. Scopriamo ai raggi X perchè la MSN è il tridente perfetto attraverso degli step.
Rapporto fuori dal campo. Il rapporto perfetto nasce fuori dal campo, infatti secondo indiscrezioni fondate, i tre hanno un gruppo su WhatsApp segretissimo e di cosa parlano lo sanno solo loro. Il legame va molto oltre i pur abbondanti selfie postati qui e là che girano sui social network ogni giorno. E sembra ancor più forte se si guarda all’altro tridente spagnolo, l'ormai dimenticata BBC di Bale, Benzema e Cristiano. I tre europei viaggiano ognuno per conto proprio, convivono sopportandosi a fatica, ognuno in preda al proprio ego ed anche le vicende giudiziarie. I tre sudamericani, dato geografico da non sottovalutare, sono uniti dalla convinzione di poter fare storia. Insieme, dividendo i benefici e i gol. E la storia l'hanno già fatta.
Il Barcellona 2.0. Luis Enrique, approdato in terra Catalana nell'agosto del 2014 ha trovato un ambiente abbattuto dopo il periodo di magra sotto la gestione del Tata Martino. L'ex allenatore della Roma ha avuto l'arduo compito di riallacciare un po' il filo per ricreare l'armonia Guardiolista. Ha fatto dei cambi sensibili all'esterno ma radicali all'interno dando fiducia a Sergi Roberto, considerato fino ad allora una meteora, ha saputo dosare come un contagocce l'illusionista Iniesta, ha creato un nuovo giocatore, rigenerando a piena vita Busquets che l'ha ripagato con prestazioni sublimi sotto ogni punto di vista. Infine è riuscito ad integrare Rakitic nel gioco fatto di verticalizzazioni. Ecco, questa è la chiave di volta che divide l'ipnotico Tiki Taka di Guardiola dal gioco veloce di Lucio. Tutti questi fattori sopra elencati hanno favorito, il gioco dei tre li davanti che, dopo un periodo di ambientamento (soprattutto con Suarez) hanno iniziato a dispensare gol e assist come se non ci fosse un domani. Il giocattolo sembrava rompersi il 4 gennaio 2015 dopo la sconfitta proprio contro la Real Sociedad a causa delle folli scelte di Luis Enrique che lasciava in panchina O'Ney e Leo. Era sulla graticola, Barcellona allo sbando, ma da li la squadra si compattò e dopo sappiamo tutti come è andata a finire. Triplete e calcio spettacolo. Per ora Luis Enrique ha eguagliato l'amico Pep ma per far diventare questo Barcellona la squadra più forte di sempre avrà l'arduo compito di vincere la seconda Champions di fila. Impresa mai risucita a nessuno.
Numeri. Rispetto al Dream Team di Guardiola, quello di Luis Enrique ha numeri migliori: nelle prime 82 partite, 66 vittorie, 7 pareggi e 9 sconfitte contro il 56-17-9 del Pep, 228 a 202 nei gol fatti, 62 a 65 in quelli subiti. Pep aveva vinto 5 titoli su 5 (e chiuderà il suo magico quadriennio con uno stratosferico 14 su 19), Luis Enrique è a 4 su 5 perché ha lasciato all’Athletic Bilbao la Supercoppa di Spagna persa anche in malo modo, ma avrà l'opportunità a Dicembre di vincere il Mondiale per Club. Guardiola aveva provato ad affiancare un 9 a Leo Messi, Eto’o, poi il carissimo e incompreso Ibrahimovic, fuoriclasse certo, ma inadatto al gioco dell'ex Brescia. Infine David Villa, e gli è sempre andata male. Si diceva che Messi divorava i centravanti che gli venivano affiancati. E qui entra in gioco il ruolo prezioso di Luis Enrique che è riuscito a fargli cambiare la dieta come dimostrano i viaggi in Friuli e oggi si gode il miglior 9 del mondo. Il Pistolero Suarez ha fatto 11 reti nelle ultime 7 partite (sempre a segno) e ha superato Romario e Maradona: Luis ha fatto 42 reti in 60 partite, Diego 38 in 58, il "Baixinho" 39 in 66. E ha chiuso il triangolo d’oro con Leo e Ney. Da sottolineare il fatto che l'ex Liverpool ha inizato a giocare insieme agli altri due mostri 2 mesi dopo per effetto della squalifica dopo il morso a Chiellini.
Il Trio Junior. Quando Neymar sbarcò a Barcellona, ossia due anni fa, Leo lo guardava con invidia, perché il fenomeno del Santos era stato ricoperto d’oro più di lui e perché era molto forte. Dani Alves, che ha una discreta influenza su Messi, ha spianato la strada e i due si sono avvicinati e adesso sembrano quasi fratelli. Quando è arrivato Suarez è intervenuto Mascherano, altro che Leo rispetta molto sin dai tempi di Rosario. Ha accolto Luis e l’ha portato dalla Pulce. Suarez ha preso casa a due passi da quella di Messi e da li nacque tutto. Thiago Messi va a scuola più felice da quando con lui c’è anche Benjamin Suarez. Particolari che sembrano scontati ma che hanno una grande risonanza nei tre e questa particolare allegria la si è vista nell'intervallo di Barcellona-Roma i tre rientravano in campo con sorrisi come se stessero giocando all'oratorio in una domenica pomeriggio autunnale.
Tattica. Nei primi mesi di formazione della MSN mancava proprio la S perchè il Pistolero era stato squalificato. Ciò lo rendeva nervoso ed anche un po' triste vedere quei due che si divertivano come matti a mandarsi in gol a vicenda. Passati quei mesi in trincea, ci sono volute poche partite per fondere le diverse caratteristiche di quei tre: Genio, tecnica e forza. Tutto questo si traduce in calcio spettacolo e gol a palate. Già i gol, perchè nell'anno solare 2015 i gol della MSN sono stati ben 125. Più di qualsiasi altra squadra in Europa. Mostruoso. E considerando il periodo che intercorre dalla prima partita giocata insieme dai tre i gol sono 165. Marziani.
La giusta formula è stata quella di cambiare modalità di gioco mantenendo sempre il solito possesso palla ma fatto di verticalizzazioni e giocate veloci che rendano al meglio le caratteristiche di Messi, Suarez e Neymar. L'esempio più palese è quello dell'azione che ha portato Messi al gol del 2-0 contro la Roma. 26 passaggi, di cui 6 tra quei tre in un fazzoletto di campo.
Pallone d'oro Blaugrana. Lunedì si conosceranno i tre candidati al Pallone d’Oro: Messi e Neymar ci sono sicuro con l'argentino strafavorito per la vittoria del suo quinto Pallone d'Oro, mentre Suarez è insidiato da Cristiano Ronaldo. "Spero che sia possibile avere un podio tutto del Barça – ha detto Messi - però non è una cosa che ossessiona me o Luis o Ney. Se succede, fantastico, altrimenti va bene lo stesso". Sarebbe il giusto premio per una squadra fantastica che gioca da Play Station e ha vinto quasi tutto, mentre Ronaldo col suo Madrid nel 2015 è a "zero tituli" come disse il buon Mourinho. Solo nel 2010 ci fu un podio tutto blaugrana, quando Messi si prese un Pallone d’Oro che doveva essere di Xavi o di Iniesta, campioni del mondo e traghettatori della Spagna Campeon. Fu il simbolo della cantera del Barça e del miracolo di Guardiola capace di creare un nuovo tipo di calcio. Ora i meriti vanno di diritto allo scultore di stelle Luis Enrique capace di realizzare un'opera d'arte di nome MSN. Ovvero, il tridente più forte di sempre.