La notizia che non t'aspetti. O forse sì. 

All'indomani dell'esonero del buon Fabrizio Castori, condannato da un calendario oltremodo difficile e da un rapporto non esaltante con il nuovo direttore sportivo Sean Sogliano, la sensazione più comune, al di là dei risultati sportivi, era che la dirigenza del Carpi stesse commettendo un grosso errore. Lungi dal nostro intento commentare e giudicare la bontà dell'operato dell'ottimo mister Sannino, ma ciò che destava e desta tutt'ora scalpore è l'impressionante facilità con la quale ci si dimentica dell'operato di un allenatore, e della qualità del suo lavoro. 

La scalata in Serie A del Carpi ha avuto del clamoroso, per contenuti e qualità della promozione, ottenuta con una incredibile continuità di risultati e di prestazioni. Inevitabile il frastuono della scalata, altrettanto inevitabile lo scotto da pagare nella serie maggiore, soprattutto all'indomani del sorteggio dei calendari, che pone dinanzi alla matricola un inizio a dir poco infernale. 

Il gioco latita, a causa della labile fiducia dell'inesperto gruppo a fronte di queste nuove altitudini. A porre rimedio, parzialmente, è l'abile Castori, che cementa il gruppo ed ottiene pareggi contro Palermo e Napoli, dimostrando quantomeno grinta e carattere, qualità tutt'altro che secondarie in una vergine alle prime armi.

Non basta. L'incessante pressione del nuovo direttore Sogliano, subentrato all'amico Giuntoli passato al Napoli in estate, si fa sentire, soprattutto nella fragile resistenza del patron Stefano Bonacini e del presidente Claudio Caliumi. Beppe Sannino è il nuovo allenatore del Carpi e la vittoria contro il Torino sembra dare ragione al cambio al timone. Sannino diventa, successivamente, davanti alle prime difficoltà, il secondo capro espiatorio, al quale vengono imputate le colpe delle sconfitte contro Atalanta, Bologna e Frosinone, oltre al pareggio di domenica contro il Verona. Quattro punti in cinque gare, soprattutto uno contro le dirette rivali, i capi d'accusa ascritti all'ex mister napoletano. 

Da ieri si è riaperto il secondo capitolo Castori sulla panchina del Carpi. Il Maestro di campagna, al pari di Maurizio Sarri, si riprende il suo giocattolo, lasciato improvidamente per troppo tempo. 

Il ciclo Castori si riapre tra scuse e pentimenti, di una frenesia che, nel mondo del calcio moderno, aveva già colpito sempre nella vicina Emilia in casa Sassuolo con il caso Di Francesco - Malesani. La stessa frenesia che occlude la mente di dirigenti e persone che troppo spesso omettono l'aspetto più importante nel mondo del lavoro: il rispetto!