Che il Sassuolo fosse una squadra ostica si sapeva, come da pronostico, il Milan ha dovuto sudare le famose sette camicie per guadaganarsi i tre punti e smuovere la classifica, salvando - almeno per ora - la panchina di Sinisa Mihajlovic, nel caso fosse in dubbio. Un due a uno, fondamentale per risalire la china e far morale, i rossoneri rispondono alla punizione di Berardi, autentica bestia nera del Milan, con un rigore di Carlos Bacca e un colpo di testa di Luiz Adriano, dal calcio d'angolo.
Un Milan non brillante, ma cinico: un cantiere ancora aperto, ma le fondamenta iniziano a dare segni di stabilità. Prendiamo in esame la difesa rossonera: Mihajlovic sfida tutti e schiera l'ostracizzato Alex a fianco di Romagnoli, con Abate e Antonelli a galoppare sulla fascia. Panico tra i tifosi, ma non per l'esperto centrale brasiliano, che ritrova una discreta condizione fisica, contenendo bene Defrel. Leggermente insicuro con la palla al piede, senza sbavature, l'intesa con Romagnoli c'è. Il giovane compagno di reparto ringrazia la sostituzione di Floro Flores alla mezz'ora per Pegolo, sicchè possa contenere Berardi e chi gravita intorno all'area di competenza di Romagnoli. Rimandati i due terzini, Abate e Antonelli, che non sfruttano la superiorità numerica per contribuire alla manovra offensiva, ma restano guardinghi nella loro fascia di competenza. Il gol subito pesa nell'economia della partita, nato su un calcio di punizione di Berardi dai venticinque metri. La responsabilità è del numero uno, Donnarumma, all'esordio in A, che, data la scarsa visuale per una barriera troppo folta (sei giocatori), si ritrova il pallone sul proprio palo.
Note stonate a centrocampo: nel 4-3-3 del primo tempo, Kucka e Poli risultano poco lucidi, soprattutto lo slovacco, che sbaglia tutti i palloni e rallenta la manovra. Non il solito guerriero ammirato nelle uscite precedenti, così come Poli, che si ritrova imbrigliato nella mediana del Sassuolo, senza risultare incisivo in fase di interdizione. Problemi anche in fase di impostazione, Montolivo sottotono, non punge, gli attaccanti non ricevono un pallone giocabile dal capitano rossonero. La scintilla arriva nel secondo tempo: l'ingresso di Luiz Adriano al posto di Poli, trasforma il 4-3-3 in un 4-2-4, che si alterna al 4-4-2 con l'entrata di Bertolacci per uno spento Kucka. Nota lieta Bertolacci, che, nonostante l'infortunio patito in settimana durante il Trofeo Berlusconi contro l'Inter, di cui si temeva il peggio, è entrato in campo con personalità, risultando un fattore decisivo per il Milan. Nulla da eccepire sulla fase d'impostazione del centrocampista ex Genoa, ma ha creato importanti vie d'accesso nella difesa emiliana con i suoi inserimenti; stesso discorso per Bonaventura, anche se più impreciso al tiro, ma punge più volte la difesa ospite con i suoi inserimenti a sinistra, compensando la scarsa vena di Antonelli.
Passi in avanti dal punto di vista psicologico: il gol subito su punizione di Berardi pesa come un macigno, ma i rossoneri, a differenza della partita contro il Torino, hanno sfruttato la superiorità numerica, riuscendo, con fatica, ad ottenere tre punti d'oro. Il morale è in crescita, la fiducia sta salendo, Mihajlovic si sente più al sicuro alla panchina. Segnali incoraggianti, ma non si può parlare di punto di arrivo: la differenza reti parla chiaro, quindici reti subite, di fronte agli undici realizzati, i rossoneri hanno subito almeno un gol a partita, un record negli ultimi trent'anni.
Per chiudere, prendiamo in considerazione il gol di Berardi e il colpo di testa decisivo di Luiz Adriano.