Fiorentina-Lech Poznan 1-2 e viola ultimi del girone di Europa League. Questa è la notizia da prima pagina dopo la partita di ieri sera che ha visto l'ultima in classifica del campionato polacco espugnare il fortino della capolista del campionato italiano. Se poi andiamo oltre ciò che balza immediatamente all'occhio, vediamo come sia inutile allarmarsi, disperarsi o pensare che il sogno ad occhi aperti della truppa viola sia giunto alla fine. A livello medico il nome della patologia che si è abbattuta sulla squadra di Paulo Sousa porta il nome di "battuta d'arresto". E' una sindrome che, prima o poi, colpisce tutte le squadre con modi e tempi diversi a seconda del blasone, delle risorse economiche a disposizione e dell'abitudine a trovarsi nelle zone più che nobili delle varie classifiche. E' successo alla Juventus di Allegri in questo tribolato inizio di stagione, al Milan degli ultimi anni, all'Inter dalla stagione del Triplete e così via. Si tratta di realtà diverse da quella viola, poichè stiamo parlando di club abituati da sempre a competere ad alti livelli a livelli, ma il concetto rimane invariato.

Le cosiddette grandi, attraverso i trofei vinti, hanno soltanto qualche argomentazione in più da portare in loro difesa, ma i sintomi della malattia restano comunque ben presenti. Infatti, ciò che fa la differenza non è tanto il cercare di evitare la o le "battute d'arresto" quanto il riuscire a limitarle e a farle durare il meno possibile evitando che diventino periodi veri e propri. I viola lo hanno già fatto dopo la sconfitta in casa del Torino per cui siamo sicuri che questa sconfitta, per quanto brutta, non minerà il cammino di una squadra che meno di una settimana fa aveva dimostrato di essere una delle più belle realtà di questa Serie A.

Adesso è fondamentale voltare subito pagina e pensare alla partita di domenica contro la Roma. Sfida fondamentale e ottimo banco di prova anche per il reparto difensivo, il migliore della Serie A,  che si vedrà contrapposto al migliore attacco del nostro campionato. Perchè la strada per diventare grandi passa soprattutto attraverso le battaglie contro quelle che grandi lo sono già.