Il compleanno della fidanzata e della mamma, il giorno del matrimonio, della nascita di un figlio, di una laurea. Ci sono delle date che ognuno di noi ricoda senza bisogno di andare a controllare sul calendario, anniversari da festeggiare o più semplicemente eventi da ricordare. Il 20 ottobre 2013 è una di queste.
Come vuole la tradizione delle grandi partite siamo tutti a casa di un amico. Ognuno porta qualcosa, a me e a Marco è toccata la parte del bere, Niccolò mette la casa e gli altri si occupano della parte del cibo. Arriviamo che manca ancora una mezz'ora all'inizio, stappiamo due birre cominciando a discutere su come potrebbe andare tutti d'accordo sul fatto che vincere sarebbe fantastico, oggi ancora di più. Piano piano arrivano tutti gli altri e ognuno prende posto. Alcuni si accomodano sul divano, altri sulle sedie mentre a me tocca una sorta di puff. Intanto le squadre entrano sul terreno di gioco accompagnate dalla terna arbitrale mentre lo stadio intona l'inno e la Curva Fiesole si trasforma in un grande muro viola su cui si fa largo il giglio rosso, simbolo di Firenze, su sfondo bianco. Per noi fiorentini è la partita dell'anno, lo stadio è strapieno e non c'è bisogno di motivazioni aggiuntive.
Neto, Roncaglia, Rodriguez, Savic, Cuadrado, Ambrosini, Pizarro, Borja Valero, Pasqual, Aquilani, Rossi. Questi gli undici scelti da Montella per opporsi alla Juventus, ai gobbi, gli acerrimi nemici guidati da Antonio Conte a caccia della Roma capolista.
Nella prima mezz'ora non succede niente di particolare, a parte il cambio obbligato di Mati Fernandez per Ambrosini. La partita è contratta, nervosa, le due squadre si affacciano dalle parti dei due portieri senza creare reali pericoli finchè al trenatasettesimo Llorente gestisce un pallone sulla destra e scarica un rasoterra in area di rigore per l'accorrente Tevez. Contatto con Gonzalo e l' attaccante argentino va giù. E' calcio di rigore. Dal dischetto l'Apache non sbaglia. Vantaggio Juventus ed esultanza con mitraglia (marchio di fabbrica di Batistuta) giusto per innervosire un ambiente già caldo. Noi intanto stappiamo un'altra birra e, dopo qualche imprecazione colorita, ci diciamo che "tanto il rigore glielo danno sempre" e che, a questo punto, sarebbe bene andare al riposo con un gol di scarto. Non facciamo neanche in tempo a finire la frase che Pogba, poco fuori dall'area di rigore, prova una palla in profondità per Tevez su cui Cuadrado appare nettamente in anticipo. Il colombiano però va in scivolata e alza un campanile che finisce sui piedi del centrocampista francese che ha seguito l'azione e non deve far altro che appoggiare il pallone in rete. E' il quarantesimo minuto e i gol di svantaggio sono due, come anche le mitraglie, perchè anche Pogba esulta allo stesso modo di Tevez. Non proprio un gesto signorile (e intelligente). Per fortuna arriva l'intervallo. Quindici minuti per stappare altre birre e constatare che peggio non poteva andare. "In più ci prendono anche per il culo", cornuti e mazziati. Intanto riparte il secondo tempo e la Juventus è in avanti. Llorente va via a metà campo e scarica per l'inserimento di Marchisio che è solo davanti a Neto. Il portiere viola, però, rimane in piedi e mura il Principino bianconero. Ma la sofferenza non è finita. Poco dopo, infatti, si ripete bloccando a terra un colpo di testa di Chiellini, dopodichè devia in angolo una punizione di Pirlo toccata dalla barriera. Sembra che sia solo questione di tempo per il terzo gol dei bianconeri e invece succede l'inimmaginabile. Lo stadio incita la squadra a gran voce, Pizarro apre sulla destra per Roncaglia che serve Mati Fernandez al limite. Il cileno cade ma si rialza, recupera palla ed entra in area di rigore dove è furbo a cercare il contatto con Asamoah. Rigore. Sul dischetto si presenta Giuseppe Rossi che non sbaglia. Palla all'angolino e la Fiorentina è di nuovo in partita quando mancano più di venti minuti alla fine. Intanto, è entrato anche Joaquin per Aquilani, sembra un dettaglio ma non lo è. Adesso anche noi da casa ci crediamo incitando la squadra e trattenendo il fiato quando Llorente spara fuori di testa da dentro l'area piccola. Poi arriva il settantaseiesimo minuto e Mati Fernandez serve Rossi qualche metro fuori dall'area di rigore. Pogba viene fatto fuori con una finta di suola e poi parte un bolide potente e preciso che si insacca alla sinistra di Buffon. Due a due, pareggio. Delirio allo stadio e, credo, in qualsiasi casa che tifasse Fiorentina in quel momento. Pepito si batte la mano sul petto e adesso lo stadio è una bolgia. I tifosi intonano "chi non salta è bianconero" ma intanto la partita prosegue. Borja Valero recupera palla a metà campo, avanza e serve Cuadrado sulla destra, palla dietro per Pasqual che, di prima, serve ancora Borja Valero al limite dell'area di rigore. Stop, testa alta e sguardo verso Joaquin completamene solo dalla parte opposta. E' un attimo e la palla è sui piedi del Torero. Tutti con il fiato sospeso. Stop, tiro e rete. Tre a due, sorpasso viola a soli due minuti dalla rete del pareggio. Pazzesco, roba che a ripensarci vengono i brividi. Io non me ne capacito e salto sul divano addosso a tutti gli altri urlando qualsiasi cosa mi passi per la testa.
La partita riparte con Conte come pietrificato. Probabilmente la mitraglia gli martella il cervello al ritmo della falcata di Cuadrado che, recuperata palla dopo un angolo a favore dei bianconeri si invola verso la porta difesa da Buffon. E' un tre contro due perchè Rossi accompagna la corsa del suo compagno di squadra che gli serve un cioccolatino al limite dell'area di rigore. Pepito arriva in corsa e di sinistro insacca la rete del quattro a due. Un contropiede da manuale, tripletta per il numero 49 viola e impresa di tutta una squadra supportata da tutta una città. Quindici anni dopo. Dopo essere stati sull'orlo del baratro.
Un qualcosa di indescrivibile, una sensazione che a parole non si può neanche lontanamente spiegare, con noi che continuiamo ad urlare e ad abbracciarci (oltre che a stappare birre) anche perchè stavamo ancora esultando per la rete di Joaquin.
Oggi, 20 ottobre 2015, a due anni di distanza è una goduria riguardare il video di quella partita ed è impossibile farlo senza essere percorsi da un brivido perchè, come sosteneva Dumas ne "Il Conte di Montecristo": "Soltanto colui che provò le più grandi sventure è atto a godere le più grandi felicità. Bisogna aver voluto morire, per sapere quanto è bello vivere".