Un tempo per parte. La sofferenza dei 45 minuti iniziali cede il passo all'imperioso incedere della ripresa. La Juventus esce da San Siro con un punto e qualche interrogativo. Alle fresche notti d'Europa si contrappone l'affannoso respiro italiano, Signora di Champions che si addormenta in A. La vetta dista diverse lunghezze, inutile far proclami. Ai microfoni di Mediaset, Leonardo Bonucci analizza lo 0-0 esterno e pone l'accento sui limiti attuali. Manca qualcosa in zona gol, la squadra costruisce, ma non finalizza.

"Il pari, in fondo, è stato giusto ma anche a mente fredda, in casa Juventus, si guarda il bicchiere mezzo vuoto".

"Abbiamo avuto la possibilità di vincere la partita e siamo stati poco cinici ma la squadra si è dimostrata solida, aiutata da un grande pressing di Zaza e Morata e di tutti i centrocampisti. Solo così abbiamo vinto negli anni e solo in questo modo potevamo reggere l'urto di giocatori temibili come gli attaccanti dell'Inter. Avremmo potuto fare qualcosa di più a livello offensivo, ci è mancato l'ultimo passaggio, ma ieri la Juventus ha comunque dimostrato che se c'è con la testa e tutti hanno voglia di sacrificarsi in undici dietro la linea della palla ci sono ampi margini di miglioramento, anche se la strada è lunga".

La Curva nerazzurra accoglie la Juventus con uno sfottò che illumina il passato recente, trascinando la memoria al triplete firmato Mourinho. L'assalto bianconero, respinto a Berlino, è il punto d'incontro. Chiude il cerchio il passato di polemiche e processi, Inter - Juve già prima del fischio d'avvio.

"La Juve è odiata perché vince ma questo è uno stimolo, lo è stato ieri sera anche quando abbiamo visto la coreografia e deve esserlo sempre".

"Siamo la Juventus, siamo obbligati a vincere. Deve essere il nostro pensiero fisso. Non abbiamo più alibi, gli alibi sono dei perdenti. Siamo la Juve e dobbiamo tornare a vincere assolutamente, non è possibile passare un anno senza vincere".

Rispetto alla Juve di Conte e a quella apprezzata lo scorso anno, quella attuale pecca in fame agonistica. Balza all'occhio l'assenza di giocatori alla Tevez, in grado di trascinare i compagni. C'è una sorta di andamento lento che non può appartenere a chi vuole e deve vincere. In Italia, decide il dettaglio, e il dettaglio si insegue e si cerca con la massima forza.

"Quello in cui dobbiamo migliorare è la capacità di mantenere la concentrazione e la cattiveria dal primo all'ultimo secondo perché quando si sbaglia l'ultimo passaggio, si commette un errore sotto porta o si sbaglia una decisione in difesa è perché cala l'attenzione".

Chiusura sulla mediana. Il rientro di Marchisio e Khedira conferisce nobiltà al reparto di mezzo. L'oro bianconero risiede in quella zona di campo, parte da lì la risalita.

"A centrocampo abbiamo giocatori di livello internazionale e quando sono tutti a disposizione non possiamo non trarne vantaggio. Non dimentichiamo però che chi ha giocato al posto di Khedira o di Marchisio finora ha sempre dimostrato di essere all'altezza. Quello che dobbiamo fare è ricordarci tutti che quando si indossa questa maglia si deve sempre lottare fino alla fine".