"Potrà anche perderle tutte e 38, ma Stellone resta dove è". Non era nemmeno cominciato il campionato, ma Maurizio Stirpe, presidente del Frosinone, aveva già messo le cose in chiaro. Ci ha visto lungo, perchè se Roberto Stellone aveva mostrato di essere un buon allenatore nella serie cadetta, ora sta dimostrando anche di essere tra i più preparati tatticamente in Serie A. Classe 1977, il più giovane tecnico in Serie A di questa stagione. 38 anni e non sentirli, si potrebbe quasi dire. Lui che in Ciociaria ci è arrivato a fine carriera, per poi sedersi un anno sulla panchina della Berretti e nel 2012 su quello della prima squadra. Dalla Lega pro alla Serie B, dalla Serie B alla Serie A, in due anni consecutivi.
L'impatto con la massima serie è stato ovviamente complicato sia per lui che per la squadra: quattro sconfitte filate, alcune neanche del tutto meritate, come quella con la Roma in casa. Il primo punto è arrivato nella maniera più prestigiosa e fortunata possibile, con quel pareggio sul campo della Juventus, grazie all'incornata di Blanchard, bianconero sotto pelle. Destino, per forza. Da lì la squadra si è sbloccata e ha cominciato a ottenere i risultati, andando oltre alle prestazioni: due vittorie casalinghe per 2-0 e la sconfitta sul campo della Lazio, arrivata dopo una lunga resistenza di 80 minuti.
Nel segno del 4-4-2, modulo a cui Stellone non rinuncia facilmente, la squadra si sta proponendo come una delle storie più belle, comunque vada a finire. L'idea della quadratura è chiara, così come quella di proporre il proprio gioco a tutti i costi, senza badare a chi siano gli avversari. Il Frosinone è il Frosinone, ha la sua identità.
Ma quello che stanno dimostrando i ragazzi di Stellone va oltre la mera questione tattica e tecnica. Anche perchè, diciamolo senza mezzi termini, la squadra non è per nulla forte, tecnicamente parlando gli elementi di spicco sono solamente Tonev, Soddimo e Verde, ovvero gli esterni. Per il resto si possono trovare talenti e giocatori validi per la categoria (Chibsah è uno di questi), ma tecnicamente parlando siamo ben lontani dall'abbondanza.
Come si compensano queste lacune? Con le tre C. Con la compattezza che il proprio allenatore è stato in grado di dare alla squadra, con il cuore che i giocatori buttano oltre l'ostacolo ogni volta che scendono in campo, e con il coraggio di provarci sempre, di non rintanarsi in 11 nella propria trequarti, anche se quella terza C potrebbe più indicare gli attributi che ci vogliono per tenere questo atteggiamento, definibile come spregiudicato.
Eppure ieri la Sampdoria da questa squadra ne ha presi due, tante altre che sono passate dal Matusa hano faticato, altrettante in trasferta. 7 punti in 8 partite sono una media da retrocessione, e probabilmente la stagione del Frosinone terminerà in questo modo (salvo miracoli veri e propri), perchè in ogni caso la rosa non è da Serie A. Ne sono tutti coscienti però, e se la vogliono godere al massimo, giocandosela al massimo. E magari, togliendosi più di qualche soddisfazione.