Tutto sotto il suo controllo. Tutto sotto la supervisione di Luciano Moggi. “L'ideatore di un sistema di illecito di condizionamento della gare del campionato 2004-2015.Guidatore di un'associazione ampiamente strutturata e capillarmente diffusa nel territorio con la piena consapevolezza per i singoli partecipi”. Si riassume in queste poche righe estrapolate dalle motivazioni pubblicate ieri dalla Corte di Cassazione per quanto riguarda il processo Calciopoli. Lo scandalo che ha letteralmente sbriciolato, nell'estate 2006, la credibilità del calcio italiano, ha vissuto in questi nove anni colpi di scena, passi indietro, accuse cadute, come le innumerevoli assoluzioni. Ma non finisce qui, molte partite definite incriminate sono finite per essere archiviate tranquillamente. Nell'estate del 2011 si è aperto un altro filone inaugurato dal procuratore Palazzi, legato alle intercettazione che avevano come protagonista l'Inter, constatando che anche la società nerazzurra faceva lobby sugli arbitri. In tutto questo disordine generale sono tutti concordi nell'affermare che l'illecito ha avuto luogo, parlano chiaro le intercettazioni, le schede arbitrali.

Secondo l'accusa lo strapotere di Luciano Moggi non era solo in ambienti calcistici, ma anche su televisioni e media. L'ex dg della Juventus può benissimo definirsi una personalità onnipotente, capace di voltare a suo favore (ed a favore della sua società, la Juventus), i destini di una partita, di un giocatore o di un arbitro. Era onnipresente: “aveva una poliedrica capacità di insinuarsi 'sine titulo' nei gangli vitali dell'organizzazione calcistica ufficiale”. Dunque commise sia il reato di associazione a delinquere e sia quello di frode sportiva. La cassazione si sofferma anche su un altro episodio riguardante Moggi, ovvero l'aver chiuso negli spogliatoi nel fine partita di Reggina-Juventus l'arbitro Paparesta. Grazie alle testimonianze degli ex arbitri si è riusciti a stabilire la non sussistenza di tale avvenimento, ma ciò non basta alla Cassazione, secondo quest'ultima anche se il fatto non ha avuto luogo, non sarà questa un'attenuante al capillare e preciso “sistema Moggi”. Discostandosi da Moggi in persona, è stata anche comprovata la sudditanza dell'arbitro De Sanctis alla Cupola. Quest'ultimo aveva rinunciato alla prescrizione pur di avere un'assoluzione piena, ma la Cassazione ha capovolto tutto. Innocenzo Mazzini (vicepresidente federale all'epoca) era l'intermediario tra Moggi ed i club. Pierluigi Pairetto “manovrava la predisposizione delle griglie arbitrali.

Non dormirà certo sonni tranquilli nemmeno il numero uno della Lazio Claudio Lotito. Secondo le motivazioni avrebbe effettuato anch'esso pressioni per favorire la salvezza e quindi la permanenza in A della sua squadra. Ma non solo, è stato anche accertato che Lotito abbia coinvolto varie personalità, quali il sottosegretario alla giustizia Cosimo Maria Ferri ed il presidente della Camera Gianfranco Fini. Sono stati anche rese note le motivazioni per quanto concerne l'assoluzione degli arbitri Antonio Dattilo e Palo Bertini. Non è stato scagionato invece Salvatore Recalbuto. Secondo i giudici una delle schede telefoniche distribuite da Moggi non avesse a che fare con l'ex arbitro Bertini, infatti quando Moggi lo telefonò, gli volle sferrare più un attacco che una protezione.