È un mare in tempesta il caso che da stamattina avvolge il nuovo Stadio Friuli, o meglio la Dacia Arena Friuli, come con molte probabilità verrà chiamato l'impianto. Una novità appresa dai tifosi dalle pagine del Messaggero Veneto odierno, che ben presto hanno riempito di commenti più o meno indignati i social network.
Ne avevamo già scritto qualche mese fa, nonostante ogni possibile polemica era subito stata spenta dalla dirigenza bianconera: il nome del Friuli non rappresenta solo il luogo geografico dove si trova, ma è legato intrinsecamente con la storia di questa terra. Perché venne posto nel '78, due anni dopo il sisma che mise in ginocchio la regione, e rappresentava la volontà di un popolo che si rimbocca le maniche e torna a ripartire, nonostante tutto. E così fu.
Oggi la novità, che ha lasciato con l'amaro in bocca a tanti friulani: lo sponsor rumeno, di proprietà della Volkswagen, aveva già da tempo intavolato una trattativa con club e Comune di Udine per porre la "firma" sul gioiellino ancora in fase di ultimazione. Ed è proprio grazie al vero proprietario della struttura, data in concessione per 99 anni all'Udinese, che nel nome rimarrà "Friuli".
Certo, l'offerta messa sul piatto dalla casa automobilistica è invitante: 500 mila euro alla città, con cui compiere lavori di restauro che tanti campi da calcio della città, su cui giovani società con finanze risicate, necessitano da tempo. Oltre ad aumentare i fondi per le attività giovanili, che soprattutto in certe zone di Udine hanno bisogno di una mano.
Dopo l'annuncio del patto, praticamente alle battute finali, varie notizie a riguardo si sono susseguite in rete, tanto che la somma reale pare non essere quella sopra citata ma una minore, dilazionata nel tempo. Comunque sia, il poco piacere dei supporter è stato causato anche dal come la novità è stata data da vari media: nei titoli sono comparsi infatti solo Dacia Arena, specificando solo dopo che Friuli sarebbe rimasto.
L'accostamento del nome dello sponsor allo stadio non è cosa nuova: grandi club come l'Arsenal e ancora prima il Bayer Monaco hanno accettato l'offerta di colossi, come la compagnia aerea araba Emirates o l'agenzia assicurativa Allianz. In Italia invece c'è solo il Sassuolo, per ora, che però gioca in "casa": la Mapei, infatti, è di proprietà di Squinzi, presidente di Confindustria e proprietario degli stessi neroverdi.
Come già detto, i tifosi bianconeri non hanno reagito bene, ma non tutti: alcuni, infatti, hanno visto la cosa come un atto necessario al club e città, ringraziando ancora una volta i Pozzo per quello che l'Udinese è diventata grazie a loro. C'è quindi una vera divisione tra i due schieramenti, che continua a brulicare nella rete e si farà sentire sicuramente ancora nei prossimi giorni.
Sinceramente, la cosa che lascia più basiti è la negazione dei vertici del club mesi fa a voler cambiare il nome, se non aggiungendo "Nuovo". Se veramente la trattativa era già avviata, perché non parlare chiaro ai tifosi, spiegando che quei soldi aiuteranno il Comune e il calcio locale? Forse per paura di proteste per i soldi spesi dalla stessa città per aiutare campi dove militano alcune delle società più blasonate del capoluogo, sicuramente meno bisognose di aiuti pubblici, ha commentato qualcuno.
La decisione finale sarà quella del cambio di nome, conclusione amara per la seconda polemica sul nuovo stadio, dopo i seggiolini che dovevano essere bianconeri. Si spera solo che quel tesoretto sarà ben gestito da chi di competenza, andando ad aiutare realmente le parti che necessitano di una mano. I tifosi potranno consolarsi così nel vedere strutture nuove in città, dopo essere entrati in uno stadio con il nome simile a un impianto dell'Unione Sovietica.