In vent'anni possono cambiare tante cose: ad esempio la storia di una squadra di provincia, rimasta per decenni ai margini dei grandi palcoscenici nazionali, in continui sali e scendi tra i meandri dell'allora Serie C fino alle vette della A. Poi, finalmente, la montagna russa si ferma in alto e non scende più, ma anzi arriva a puntare anche più in alto!

In poche righe, questo è il sunto dei quasi 120 anni dell'Udinese, uno dei club più antichi della Penisola, essendo nato nel 1896. Una storia ben diversa dai successi vissuti dagli anni '90 a oggi, costellata di scandali di scommesse e relative retrocessioni; ma anche calciatori unici, che hanno portato l'attenzione nazionale su questa squadra del Nordest, spesso sottovalutata dagli avversari e media.

Le vicende, invece, che ci interessano sono molto più recenti: nel 1950 arrivò la prima promozione nella massima serie, una data storica per il Friuli. In panchina sedeva Aldo Olivieri, già campione del mondo nel 1938, e l'esperienza della Serie A durerà cinque anni consecutivi: a interromperla sarà la scoperta di una partita truccata nella stagione precedente, annullando l'incredibile secondo posto conquistato e spedendo la squadra in B.

I trofei che “riempiono” la bacheca friulana si contano sulla dita di una mano: la Coppa Italia Semiprofessionisti e la Coppa Anglo-Italiana, entrambi nella stagione di Serie C 1977-78, la prima della storica risalita che li riporterà in A nel '79. C'è poi la Coppa Mitropa, nel 1979-80: quella sarà anche la stagione del Totonero, che farà retrocedere Milan e Lazio, salvando così l'Udinese, arrivata quindicesima. E, infine, la Coppa Intertoto, conquistata nell'estate del 2000 con De Canio in panchina.

Passano gli anni e i presidenti cambiano: a inizio anni '80 ai vertici approda Lamberto Mazza, proprietario della Zanussi di Pordenone, azienda famosa per le sue lavastoviglie. Con lui arrivano grandi e future stelle: Franca Causio e Pier Paolo Virdis dalla Juventus, Edinho dalla Fluminense e, soprattutto, il talento dell'epoca: Zico.

Il suo trasferimento dal Flamengo creò scalpore in tutta Italia, tanto che rischiò di saltare per questioni fiscali: i tifosi scesero in piazza con i cartelli “O Zico o Austria” e alla fine il brasiliano ottene l'autorizzazione a giocare.

Le spese folli dell'Udinese procedettero a pari passo con la crisi della Zanussi, costretta a licenziare perché sommersa dai debiti. In questo scenario tutt'altro che gioioso arrivò Giampaolo Pozzo, che nel 1986 divenne Presidente del club, per poi dimettersi nel '90 dopo un'altra condanna per illecito sportivo: rimarrà comunque il “parôn”, diventando il secondo proprietario più longevo di una squadra di Serie A, dopo Silvio Berlusconi.

Gli anni '90 a Udine, poi, significheranno due cose: stabilità e colpi di mercato. La prima arriva definitivamente nella stagione 1995-96, l'ultima giocata dai bianconeri come neopromossi; ad animare il mercato, invece, sono i nomi di Abel Balbo, venduto nel '93 per 18 miliardi di lire alla Roma; Oliver Bierhoff, acquistato dal Milan nel '98 dopo la vittoria con la Nazionale tedesca a Euro '96; e Marcio Amoroso, passato al Parma nel 1999 per 70 miliardi di lire!

Il Secolo finisce con un traguardo insperato nella storia udinese: Zaccheroni trascina i suoi nella qualificazione alla Coppa Uefa nel 1996-97, la prima di molte altre. Ma quel terzo posto rimane ancora oggi il più alto posizionamento della squadra in campionato, anche se nel 2004-05 arriverà a conquistare addirittura l'accesso alla Champions League, sotto la guida di Luciano Spalletti.

Oggi la situazione a Udine è molto diversa da vent'anni fa: la famiglia Pozzo ha acquistato due squadre satellite, Granada e Watford, per far giocare gli atleti che in Friuli non troverebbero spazio, anche se lo spauracchio della retrocessione è tornato a farsi vivo negli ultimi anni.

E dopo il lungo ciclo di Guidolin e quello lampo di Stramaccioni, adesso ad allenare c'è Stefano Colantuono, mister legato all'Atalanta, allenata in totale per sette anni, e recentemente coinvolto nello scandalo del calcioscommesse, per una partita truccata nel 2011 a cui, però, il tecnico si è sempre dichiarato estraneo.

Aldilà della cronaca, il suo modulo di riferimento è il 3-5-2: a Bergamo giocava con un centravanti di peso, German Denis, peraltro ex bianconero; anche a Udine potrà farlo, grazie all'arrivo del colombiano Duvan Zapata dal Napoli, ma là davanti l'uomo-chiave sarà sempre uno: Antonio Di Natale.

Il “Cola” l'ha dichiarato fin dal primo giorno che il numero dieci non sarebbe stato in discussione, oltretutto dopo la sua marcia indietro sul fatto di andarsene, come invece aveva già annunciato durante la stagione scorsa.

Il campano non ha bisogno di molte presentazioni: è uno dei veterani del nostro campionato, ma nonostante i suoi 37 anni è riuscito ad entrare negli ultimi mesi nella lista dei migliori marcatori di tutti i tempi della Serie A, con 207 reti.

Un record che lo vede posizionato al sesto posto di questa “hall of fame”, insieme a tutti i successi ottenuti con l'Udinese, tra partite di Champions, la partecipazione ai Mondiali in Sudafrica nel 2010 e agli Europei nel 2012, dove fu l'unico a battere Casillas. E pensare che quando giocava a Empoli voleva smettere con il calcio, ma per fortuna Vincenzo Montella gli fece cambiare idea.

Il mercato di quest'anno non ha entusiasmato particolarmente i tifosi: di importante è arrivato solo Zapata, il terzino iracheno Adnan ha incuriosito più per la sua nazionalità irachena che per le doti in campo viste fin'ora e il mediano Iturra sembra più un rimpiazzo temporaneo ad Allan che una scelta mirata per il futuro, anche perché ha già 31 anni. Ma questo potrebbe essere l'anno del trequartista Bruno Fernandes, che con Strama era rimasto nell'ombra ma già ora appare più motivato in campo.

Mentre le trattative in entrata si chiudono, precisa Gino Pozzo, quelle in uscita sono ancora nel vivo: Nico Lopez se n'è andato di nuovo, questa volta a Granada, mentre Verre passa al Pescara. Badu é continuamente accostato alla Premier League, mentre il fenomeno Scuffet è al Como, alla ricerca di un'esperienza che lo soddisfi in Serie B.

Insomma, con Colantuono non è cambiato molto, a partire dallo schema. Certo, il gioco è un po'più dinamico, ma le lacune difensive sono ancora vistose e lo si è visto nella partita d'esordio al Nuovo Stadio Friuli mercoledì 5 agosto, contro la Spal: sconfitta di misura contro un club di Lega Pro, pioggia di fischi dei tifosi e molti ingranaggi ancora da aggiustare. Bisognerà vedere con che cura, perché una squadra simile difficilmente punterà a un piazzamento europeo.

La prima partita del campionato l'Udinese la giocherà a Torino, contro la Juventus. Sembra un secolo fa che in questo periodo la squadra si preparava per i preliminari di Champions, ma la sfida con la Vecchia Signora non sarà da meno, anzi: un inizio vittorioso potrebbe decidere la stagione. Magari non subito, ma farebbe capire tante cose ai giocatori. E magari anche a Colantuono.