L'entusiasmo è contagioso, a dir poco. Cinquemila abbonamenti sono la risposta della città di Verona per far sentire nuovamente la fiducia, apparentemente persa, a Giampaolo Pazzini. Ora Pazzini è a casa, o quasi. Fa poca differenza per il classe '84 di Pescia, piccolo paesino della provincia Toscana, nei pressi di Pistoia, vestire la maglia del cuore, quella viola, piuttosto che quella del Verona, che lo adotta, già dal primo passo sul terreno di gioco con la nuova maglia. Giampaolo Pazzini scatta, suda, ha voglia di campo, di gol, di sentirsi di nuovo "Pazzo". Un gol, poi il secondo. Importa davvero pochissimo se di fronte c'è l'Isarco, nella prima amichevole stagionale della squadra di Mandorlini. 

Il primo acquisto della nuova era Bigon, all'Hellas, è un ragazzo che per tre anni sembra aver vissuto in catene, che si riesce a liberare della marcatura degli avversari facilmente, prima di sprigionare la sua voglia di calcio in quei dieci minuti che passano tra la prima e la seconda realizzazione. 12-0, tra i gol di Jankovic, Sala, Gomez e Cappelluzzo, giovane bomber che imparerà molto dallo stesso Giampaolo e che studia già da Luca Toni da anni. 

L'amichevole passa in secondo piano. Il centro della scena se lo prende Pazzini, con i suoi gol, al centro già del progetto tecnico di Mandorlini. Poco importa se Toni è in panchina, e le polemiche, per ora, vengono lasciate al bar sulla cattiva coesistenza del duo d'attacco, potenzialmente devastante. Verona sogna. 

A smorzare le polemiche sul dualismo tra Toni, capocannoniere uscente della Serie A, e lo stesso Pazzini, ci pensa proprio l'ex Milan, nell'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport: "A Firenze abbiamo già giocato assieme, a fasi alterne, riuscendoci discretamente. Gli giravo intorno, da seconda punta. Ci sarà la piena disponibilità di entrambi per fare meglio possibile, accettando le scelte del mister. E poi con Luca i problemi sono a zero. E' mio fratello, il mio testimone di nozze, in campo è una leggenda. Giocare con lui mi porta a fare due riflessioni. La prima è che si può ancora fare affidamento sugli italiani. C'è sempre stata un'esterofilia che non capisco e condivido poco. Le squadre si innamorano di un giocatore più che altro per il nome esotico. La seconda è che l'esperienza e l'entusiasmo contano e molte volte li hanno più i vecchi dei giovani. I ragazzi che arrivano in prima squadra danno tutto per scontato". 

Al Verona Pazzini troverà nuovamente chi lo ha lanciato nel Calcio che conta, Andrea Mandorlini: "E' lui che mi ha lanciato all'Atalanta, ritrovo un punto di riferimento. Sa cosa posso fare e dare. Diciamo che, prima della firma, qualche telefonata me l'ha fatta. La fiducia e la previsione del presidente (10-15 gol ndr)? Il presidente ha sempre ragione... Sono molto fiducioso, quando sono riuscito ad avere continuità ho sempre fatto gol. Chissà che non ci sia un posto per me all'Europeo. Credo di avere buone possibilità, se tutto fila come deve".

L'addio burrascoso a dir poco al Milan ha lasciato alle spalle di Pazzini degli strascichi non da poco, per il rapporto che durante la stagione ha avuto con l'allenatore Pippo Inzaghi. Queste le parole del centravanti toscano a tal proposito: "Sedotto e abbandonato? Non esageriamo. Il rammarico è stato non aver giocato di più quando me lo sarei meritato. Tra l'altro, fisicamente, sono sempre stato bene. Con Inzaghi abbiamo fatto diverse discussioni, pacate e meno pacate. Dopo l'ultima, decisamente animata, ho deciso di chiudere l'argomento e continuare a fare il mio lavoro. Avrei potuto farmi sentire di più, affrontando il problema in maniera più diretta, invece di aspettare e basta. Il gol numero 100? Un'emozione fortissima, a San Siro, con la fascia: il massimo".  

Verona ha subito abbracciato il suo nuovo idolo, facendolo sentire amato e desiderato. Cinquemila tessere dal suo arrivo, un'entusiasmo che lo stesso Pazzini definisce così: "Sapevo che era una piazza passionale, ma non mi aspettavo un entusiasmo simile. Per me la situazione ideale era andare in un club in cui poter sentire la fiducia incondizionata di tutti. Il Verona mi ha ridato l'entusiasmo, non mi pongo limiti: basta stare bene. Tornerò grande".