9 luglio 2006. Una di quelle date che entrano nell'immaginario comune di una generazione: quella degli italiani che hanno la propria Nazionale vincere il Mondiale. Sono passati nove anni da quella magica notte di Berlino, epilogo di una Coppa del Mondo giocata in Germania, conquistata all'ultimo respiro. Rigore di Zizou, Cannavaro, testata di Zizou, gol di Materazzi, rigore di Grosso, Trezeguet. Tutto in ordine sparso, fotogrammi indelebili di una notte indimenticabile. Chiunque ricorda dov'era, con chi era e il numero preciso dei principi di infarto avuti quella notte.

Era una Nazionale di fuoriclasse, di giocatori che è difficile nascano tutti nello stesso arco di tempo, nella storia di un movimento calcistico: Totti, Del Piero, Buffon, Pirlo, Inzaghi, Toni, una squadra fenomenale, che ha fatto gruppo in un momento turbolento del calcio italiano, l'esplosione della bomba Calciopoli. Una Nazionale che ha saputo riunire tutti sotto la stessa bandiera, compiere imprese eroiche, come quando ha eliminato ai supplementari i padroni di casa della Germania, nella notte di Dortmund, sotto gli occhi degli immigrati italiani e dei loro figli, o sconfitto la Francia nella finalissima. Una Nazionale che ha saputo sfruttare qualche piccolo regalo della fortuna, come il rigore contro l'Australia, un penalty senza il quale oggi non staremmo celebrando il ricordo di una vittoria. Tutto così agonico, tutto così magico, nell'atmosfera che solo i Mondiali di calcio sanno regalare. Campioni, meteore, leggende, tutto sul prato dell'Olympiastadion, conquistato per una notte dall'Italia. E poi lei, la Coppa. Splendida, preziosa, la quarta della storia azzurra, sollevata da Cannavaro e da tutti gli altri eroi di Berlino. Sono attimi che nessun italiano dimenticherà mai.

Oggi la Nazionale non vive un buon momento: all'exploit della finale raggiunta agli Europei 2012, è seguita la delusione dell'eliminazione ai gironi di Brasile 2014, la seconda consecutiva dopo il nefasto Mondiale in Sudafrica. La generazione di calciatori azzurri non è minimamente paragonabile a quella agli ordini di Marcello Lippi: senatori in fase decadente, giovani mai esplosi, onesti mestieranti, miscelati senza una vera alchimia e di conseguenza senza risultati. Sono passati nove anni da quei momenti incredibili, e tutto è cambiato. Anche l'Italia riassaporerà la gloria di un Mondiale vinto, ma ora non resta che aspettare, rivedere le immagini di quella notte indimenticabile e sognare.