Aristotele ha definito il tempo: "il numero del movimento secondo il prima e il poi". A quest'ultimo bisognerebbe cercare di dare una qualità migliore o almeno provarci. E' quello che sta facendo Giovanni Armanini, blogger di Brescia, con un importante passato da giornalista, che ha scelto di trasferirsi a Manchester. Nella sua vita ha sempre avuto un ruolo importante la passione per il calcio. Tutto questo però è avvenuto senza trascurare altri mondi. Infatti Josè Mourinho ha detto: "Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio". Vavel Italia offre ai suoi lettori un'intervista esclusiva a Giovanni Armanini, che potrete leggere di seguito.

Giornalista, scrittore, blogger, oppure studioso delle dinamiche interne ed esterne al calcio, come ti definiresti?

Diciamo che blogger mi sembra onnicomprensivo e allora è un termine che uso di più, ma è solo la proiezione pubblica, pubblicistica, di quello che faccio. In qualche modo sono o sono stato un po' tutte queste cose. Ho lavorato per Digitalsoccer project, specializzata nella statistica sportiva (big data) e nella match analysis, scrivo sui blog da 12 anni quando ancora di fatto non esistevano i blog monotematici e venivo ripreso nella UBW (United blogzine of www) perché i miei post sul mio vecchio blog supif.splinder.com di cui ora trovi traccia solo in webarchive parlavano solo di calcio. Poi sono passato a Bresciaoggi ed ho fatto il giornalista a tempo pieno per 12 anni con qualche passaggio anche televisivo a livello locale ed un intermezzo alla Confindustria di Brescia. Ora mi occupo di marketing, di social media, di content management applicando le mie conoscenze trasversali. E ovviamente non è mai venuta meno la mia passione per il calcio, Vedo almeno 5 partite a settimana (ma sono quasi sempre di più) e scrivo continuamente. Fatico ancora - purtroppo - a scrollarmi di dosso la pura etichetta di "uno che scrive", in questo il giornalismo è totalizzante, a volte limitante.

Che cos'è per te il calcio: un gioco, una passione, uno stile oppure una filosofia di vita?

Il calcio è l'unica certezza che ho. L'unica cosa che mi interessa veramente nella vita e che non smetterò mai di seguire. Ad alcuni sembra una cosa stupida, la verità è che sono una persona semplice. Poi c'è il giornalismo, che però è un ripiego. Quello è solo ciò che so fare. Poi, ovviamente, c'è molto altro. Ma il calcio è l'essenziale.

Com'è vivere a Manchester considerando il calcio ma anche altri aspetti?

Sono qui da poco più di 100 giorni e ancora si può dire che sono in luna di miele. Un anno fa esatto in questo periodo ero ad un corso universitario in Galles e pianificavo la grande fuga. Manchester è tutto il contrario degli stereotipi della città grigia e inospitale. Intanto perchè piove meno che a Brescia (è un dato di fatto andate a controllare le rilevazioni scienifiche), poi perché offre tantissimo da tutti i punti di vista: divertimento, musica, locali, arte, cultura. E poi è la capitale mondiale del calcio non esiste un'altra città con due club che fatturano più di un miliardo di euro aggregato. Eppure non si può dire che è un posto in cui respiri calcio: esiste il calcio ed esistono le due cattedrali Old Trafford ed Etihad, per il resto la città ha mille altre risorse.

In che misura vivere all'estero nello specifico in Inghilterra cambia la prospettiva di osservazione sul calcio italiano?

Diciamo che ho sempre cercato di indagare i fenomeni senza fermarmi a quello che avevo davanti. Quindi tanti aspetti li conoscevo. Dopo di che stare qui è determinante per approfondire un certo tipo di approccio. La cosa più interessante che ho imparato? Più che "il gioco più bello del mondo" qui il calcio è considerato "the people's game", il gioco della gente. E questo è fondamentale per capire la differenza con il nostro calcio che invece si è storicamente affermato come un sistema essenzialmente feudale in cui il signorotto locale utilizza strutture pubbliche (gli stadi) come fossero sue ed elargisce i giochi del circo alla gente. Qui c'è la mentalità del club prima di tutto, se fondi una società la prima cosa a cui pensi non è salire di categoria ma come fare lo stadio (vedi gli ormai celebri Fc United of Manchester). La cultura del club, dell'associazione di persone che attraverso il calcio fanno attività anche a favore della comunità è ciò che veramente differenzia questo sistema dal nostro. C'è molto meno ricerca del protagonismo da parte dei vertici di un club, e soprattutto l'investimento nel calcio è considerato alla stregua di un qualsiasi altro investimento che può e deve portare utili, mentre da noi è una pura spesa i cui ritorni saranno altri in termini di riconoscimento, prestigio e - purtroppo - a volte pure impunità.

Se dovessi abbinare il calcio ad una canzone, ad un film oppure ad un libro che cosa sceglieresti?

Se intendi qualcosa che descriva non tanto il calcio ma il mio rapporto con il calcio sicuramente direi "Il mio anno preferito" di Nick Hornby e altri autori. Una serie di racconti brevi in cui alcuni scrittori raccontano la stagione calcistica che è rimasta loro nel cuore. E' una raccolta in cui puoi trovare tutto il sentimento che c'è nel gioco. A 360°. E poi è stato un regalo di compleanno graditissimo fatto da una persona che forse ha capito il ruolo metaforico e allo stesso tempo totalizzante che il calcio ha nella mia vita. Ma quando sono partito ho dovuto inventariare la mia bibiloteca e - se invece vuoi qualche spunto su qualcosa di leggere in cui puoi ritrovare il mio modo di vedere e vivere il calcio - non posso che rimandarti al post sul mio blog con i 10 migliori libri di calcio che ho letto in vita mia. Che in realtà sono 8+2 nel senso che due sono in inglese. http://giovanniarmanini.com/i-10-migliori-libri-sul-calcio/

Se fosse possibile viaggiare con la macchina del tempo in quale annata o decennio calcistico vorresti ritornare e perchè?

Io ricordo quando il calcio non era trasmesso in tv e - ti dico la verità - non sono per nulla nostalgico. Credo anzi che sia stupidamente retorico pensare che il passato sia sempre meglio del presente. Penso che ogni decennio stia in relazione con il successivo esattamente come il precedente lo era con quello venuto dopo. E poi se ripenso al calcio del passato penso ad un qualcosa che ancora doveva giungere a maturazione. Ricordo la nascita del sacchismo e trovo che il bello del sacchismo sia stato quando la cultura che ha portato in Italia è divenuta condivisa. I trionfi del calcio italiano anni '90 sono radicati lì anche se poi tatticamente ci furono molte sfumature e centinaia di declinazioni. Quindi mi sento più legato al calcio in divenire che a quello del passato. Diciamo che mi piacerebbe vedere il calcio che non potrò mai vedere, quindi più che ritornare indietro preferirei capire come sarà il calcio tra un secolo. Sono sicuro che mi divertirei un sacco.

Perchè consiglieresti ad un appassionato di calcio di diventare un blogger? In che modo questa esperienza ti sta arricchendo dal punto di vista umano e professionale?

Blogger lo diventi se hai una competenza che vuoi raccontare. Se sei realmente interessato a condividere le tue esperienze ed a cercare una forma di dialogo diffuso, pubblico, con chiunque. Non tutti hanno questa esigenza, ma se la si sente ben venga. E penso che in futuro ci saranno sempre più blogger in grado di vivere di questo tipo di attività. Anche se i contenuti dovranno realmente essere straordinari. Cosa mi sta dando dal punto di vista umano è presto detto: numerosi contatti che vengono poi sviluppati per empatia. A volte diventano collaborazioni e sfociano in un rapporto lavorativo, a volte rimangono in una sfera di dialogo e scambio di competenze. Sono convinto che l'uomo, per dirla con Rifkin, sia un animale essenzialmente collaborativo, tutt'altro che conflittuale. La rete in questo senso è il mezzo naturale attraverso il quale scoprire questa dimensione.

La redazione di Vavel Italia ringrazia Giovanni Armanini per la sua cortesia e disponibilità.