Una finale è sempre una finale, e in palio c'è un trofeo in più da mettere in bacheca. La tanto bistrattata Coppa Italia giunge all'atto conclusivo, la finale dell'Olimpico di Roma. Ripensando a un anno fa sicuramente non affiorano alla mente ricordi positivi, quest'anno si spera che tutto sia diverso, parlando ovviamente del contorno a quello che succederà in campo, dove a giocarsi la coppa nazionale ci saranno Juventus e Lazio. Concentriamoci però soprattutto su quanto possiamo attenderci dal rettangolo di gioco, perchè le due squadre adottano filosofie differenti: un altro punto a favore dello spettacolo, che difficilmente mancherà.

Si sfidano senza dubbio due delle squadre più calde del panorama italiano per quanto riguarda l'anno solare 2015. I bianconeri sono già campioni d'Italia e andranno a giocarsi la finale di Champions League il 6 giugno: traguardi arrivati grazie a un'impronta di gioco forte di Massimiliano Allegri, basandosi sulla pazienza e sulla tecnica. Di fronte, la speedy Lazio di Stefano Pioli: velocità sugli esterni, fantasia, capacità di correre in contropiede ma anche di attaccare a difesa schierata allargando spessissimo il gioco sulle fasce.

Due squadre profondamente diverse nella maniera di intendere il calcio, quasi opposte in un certo senso, ma non si dica che la Juve non possa colpire in ripartenza (chiedere al Real Madrid) e che la Lazio non possa condurre una partita più lenta e intensa a centrocampo, dove però i bianconeri potrebbero prendere senza troppi problemi il predominio per una questione di maggiore qualità: Vidal, Pirlo e Pogba hanno pochi eguali in Italia e non faranno rimpiangere l'assente Marchisio, squalificato. L'idea di Allegri di proporre il classico 4-3-1-2 agevola una gara più tecnica che veloce, anche se sappiamo che i campioni d'Italia possono cambiare ritmo in ogni momento grazie alle giocate dei loro campioni.

In questo senso peserà tantissimo l'assenza di Lucas Biglia nella linea mediana della Lazio, che sarà composta da Cataldi (o Ledesma), Parolo e Lulic: l'argentino, oltre a saper impostare la manovra, è anche un ottimo elemento di rottura del gioco avversario. I tre in mezzo saranno chiamati a un lavoro di sacrificio non indifferente per evitare di mettere in difficoltà la linea a quattro dietro, soprattutto in questo contesto assume enorme importanza la posizione del trequartista, che non è ancora certo chi sarà: in ogni caso, sia Pereyra che Vidal potrebbero rappresentare una vera e propria spina nel fianco per la difesa biancoceleste.

Facile invece identificare il punto dove la Lazio cercherà di mettere in difficoltà la Juventus: le care vecchie fasce. Non c'è bisogno di parlare del talento di Candreva e di Felipe Anderson: velocità inesauribile e precisione nei cross da una parte, capacità di saltare l'uomo e servire assist dall'altra. I movimenti alle spalle dei difensori di Klose dovranno però essere precisi e puntuali, anche per sfruttare eventuali rifornimenti dalle sovrapposizioni dei terzini. Occhio anche agli inserimenti di Lulic e soprattutto di Parolo però, due che non disdegnano di far gol.

Fondamentale per Allegri sarà il lavoro dei due interni vicino a Pirlo, che dovranno andare a raddoppiare in fascia tenendo però sempre un occhio di riguardo ai tagli centrali. L'arma in più del tecnico è comunque la qualità dell'attacco: Llorente sta segnando meno, ma lavora molto di più per la squadra e ha sviluppato un'ottima capacità di difendere la palla, aspetto che favorisce anche la velocità di Tevez, che certamente non si trova di fronte due fulmini, perchè sia De Vrij che Mauricio faticherebbero a inseguire l'Apache. Assume rilevanza dunque il posizionamento difensivo della coppia centrale, che non dovrà assolutamente farsi sorprendere.

Da una parte affascina l'idea di vedere una partita con tanti gol, ma dall'altra bisogna fare i conti con la solidità della Juve, che già due volte in campionato ha battuto la Lazio senza appello: 3-0 all'andata all'Olimpico, 2-0 al ritorno allo Stadium. La partita secca però cambia tutti gli scenari. E potrebbe davvero essere spettacolo in campo, come merita una finale.