"Credo che la squadra meriti più rispetto di quello che gli è stato dimostrato. Chi paga il biglietto può esprimere il suo pensiero, ma io posso esprimere il mio. I giocatori non meritavano i fischi, i tifosi presenti stasera non riconoscono la nostra dimensione. Forse qualcuno dei giocatori dopo stasera lo perderemo, ci prendiamo i fischi e andiamo a casa. La mia permanenza? Ho un contratto, la società conosce il mio pensiero, vedremo a fine stagione. Magari mi manderanno via perché si aspettavano di più. Vediamo..”
Questo un estratto delle parole di Montella al termine della partita di giovedì sera. Parole forti che sanno di rottura definitiva tra il tecnico e la Fiorentina o, per essere più precisi, tra il tecnico e la città di Firenze. Parole pronunciate "a caldo" quando la cosa più saggia, forse, sarebbe stata soprassedere. Ma è proprio questo che dovrebbe far riflettere sul fatto che l'allenatore viola fosse arrivato al limite della sopportazione e che i fischi a fine partita, siano solo la classica goccia che fa traboccare il vaso. Riguardo poi la dimensione della squadra viola, però, non ha tutti i torti. Due semifinali (Coppa Italia ed Europa League) ed un quinto posto da difendere in campionato non sono roba da poco con una squadra "spuntata" che ha perso, via via, i suoi centravanti principe. Da Rossi a Bernardeschi fino ad arrivare a Babacar. Aggiungiamoci il fatto che Gomez abbia reso meno del previsto ed il gioco è fatto. In questo sport se non fai gol è molto difficile vincere le partite, figurarsi i trofei. Il primo tempo della partita di andata con il Siviglia ne è l'esempio lampante. Dopo la sessione del mercato invernale e l'innesto di Salah le cose sembrava fossero cambiate culminando con i successi con Totthenam e Roma in Europa League, Inter in campionato e Juventus in Coppa Italia.
Una volta svanito "l'effetto sorpresa", però, sono riemersi tutti i limiti di una squadra arrivata al rush finale stanca nella testa e nelle gambe, aspetti che l'exploit del calciatore egiziano aveva fatto passare in secondo piano. Allora quali sono le reali colpe di Montella? Forse quella di non aver scelto un rigorista ufficiale - sei su sette i rigori falliti dai viola in questa stagione con cinque tiratori che si sono alternati dal dischetto - o quella di aver fatto troppo "turnover" in certe occasioni ma sono responsabilità, a parer mio, marginali. Forse un pò meno lo è la scelta di non puntare sul "made in Italy (o meglio in Firenze)" lasciando partire Piccini e Camporese per puntare sui vari Basanta, Tomovic, Richards arrivando così a schierare, solitamente, una formazione titolare in cui Pasqual e Aquilani erano gli unici italiani. Criticare, però, senza proporre eventuali soluzioni o migliorie è molto facile e allo stesso tempo inutile. Ma Firenze è così: passionale e genuina, per cui prendere o lasciare. Anche perchè, come in ogni storia d'amore che si rispetti, la monotonia e le vie di mezzo non sono previste e molto spesso annoiano. Meglio le montagne russe.