Una notte lunga, un dolce risveglio. La Juventus è in finale, il Bernabeu, in ginocchio di fronte alla Signora, è il teatro dell'impresa più grande. Fuori i campioni, a Berlino vola la Juventus di Allegri, l'artefice, l'architetto del castello bianconero.
Dai fischi estivi alla ribalta invernale, fino all'apoteosi primaverile. La Juventus segue il credo del tecnico e Allegri è bravo ad entrare in punta di piedi, sfruttando il lavoro di Conte come un trampolino per compiere l'ultimo salto, quello nell'Europa che conta. Resta la "fame" di contiana memoria, ma accanto all'impronta caratteriale si accosta un'idea di gioco più europea.
A Juve Channel, le considerazioni di Allegri, parole d'elogio per l'operato del club, considerazioni importanti sul lavoro del suo predecessore, la Juventus è un progetto a lunga gittata, nato dalle ceneri della B e trasportato con lungimiranza alla finale di Champions.
“Quest’anno è una storia bianconera da raccontare ai nostri figli quando saremo vecchi: speriamo solo di mantenere la condizione fisica per il 6 giugno quando affronteremo il Barcellona. Vincere contro il Barça si può in una partita secca: su due gare è molto difficile”.
“Alla storia passeranno la società, i calciatori e gli allenatori di questi ultimi quattro anni. Abbiamo fatto un grande campionato mantenendo un trend positivo e di equilibrio. Una partita importante per noi è stata Napoli-Juve al San Paolo: dimostrazione di forza e carattere. Quando sono arrivato credevo si potesse fare stagione straordinaria ma non di essere a questo punto oggi”.
All'orizzonte la finale di Coppa Italia, posta poco dopo la gara di San Siro con l'Inter, a chiudere il Barcellona, Berlino, ricordi azzurri, sogni bianconeri.