"Credo che la finale sia un motivo di soddisfazione, un gruppo straordinario, una bella partita dal punto di vista tecnico con occasioni da una parte e dall'altra, i ragazzi hanno meritatamente conquistato la finale, ora che ci siamo speriamo vada bene".
Una gioia immensa, quella che pervade la mente ed il corpo di un Massimiliano Allegri nel post gara del Bernabeu. L'allenatore bianconero si gode il successo, meritato, sofferto, ma proprio per questo ancora più bello da assaporare. La Juventus vola a Berlino, dove il 6 di giugno troverà sulla sua strada, nell'ultima puntata di questa edizione della Champions League, il Barcellona di Luis Enrique, Messi, Neymar e Suarez.
Tuttavia, per pensare agli avversari che scenderanno in campo sul terreno di gioco familiare a Buffon, Pirlo e non solo, ci sarà tempo. Adesso è il momento di festeggiare, di sprigionare tutta l'emozione per un traguardo storico che mancava da quel lontano 2003. Da Manchester a Berlino. La Juve torna in finale, l'ottava della sua splendida storia.
Ma come si è arrivati a questo straordinario traguardo lo sa bene Allegri, che ha plagiato la sua squadra ad immagine e somiglianza del suo carattere livornese, forte, coriaceo e mai domo. A fine gara il mister bianconero ha così commentato la gara: "Credo che bisognava giocare per forza, magari a partita in corso potevamo avere dei vantaggi anche se loro hanno rischiato di faci gol. Abbiamo avuto due o tre situazioni limpide, alla squadra non c'è niente da dire per quanto fatto stasera e tutto l'anno, ora abbiamo la finale di Coppa Italia, ci preparavamo anche per questa un obiettivo importante".
Dalla Juve al Real: "In casa loro vanno a folate, hanno quei dieci minuti devastanti ogni tanto. Vanno velocissimi, e diventa dura fermarli. Eravamo partiti bene, gestendo palla e con qualcosa da migliorare tra le linee. Poi siamo arretrati e loro hanno creato. Nella ripresa avevamo grosse chance, due pulite e alcune mal gestite. Ci voleva pazienza e sacrificio per concedere poco a loro. Sia Isco che Rodriguez non sono interditori, più li facciamo correre, più creeremo difficoltà e troveremo spazi, i ragazzi hanno fatto bene, il Real ha giocato una partita diversa da Torino".
Allegri riceve, ovviamente, i dovuti complimenti del caso, soprattutto da Arrigo Sacchi, presente negli studi Mediaset. Si gode i complimenti, ma analizza anche il valore del successo della sua Juventus, per la società bianconera in sè, ma anche per il calcio italiano: "Grazie degli elogi, la partita sapevo che non era semplice, ai ragazzi ho detto di giocare con coraggio, giocare bene ripartire e limitarli, nel primo tempo abbiamo sofferto, poi nel secondo abbiamo fatto anche meglio, credo che sia importante per il calcio italiano essere tornati a giocarci una finale di Champions. Io ho rispetto per te Arrigo,mai può anche non essere d'accordo e a volte il confronto e' importante e impunti di vista sono importanti".
Infine, il pensiero vola, in maniera del tutto giustificata, a Berlino e ai rivali della Juventus, il Barcellona: "Che il Barça sia una squadra quasi impossibile da giocare corto e' chiaro, in una partita può succedere di tutto, dobbiamo tenere la condizione fisica e giocheremo la finale, siamo consci delle nostre possibilità, dobbiamo andare a Berlino convinti di riuscire a portare a casa questa coppa".
Il sorriso di Allegri dice più di tante parole. La soddisfazione di un allenatore arrivato in punta di piedi, in sordina, che adesso fa le spalle larghe tra i colleghi e che può permettersi di salutare un Maestro come Carlo Ancelotti dall'alto verso il basso. Godi, Max. Successo strameritato.